“La città di Catania epicentro dell’area metropolitana più densamente popolata della Sicilia rappresenta il fulcro economico e infrastrutturale del distretto del sud-est della Sicilia oltre che il principale polo industriale, logistico e commerciale dell’isola peraltro sede di un aeroporto internazionale che è il quarto in Italia per traffico passeggeri e di un grande porto commerciale e turistico che rappresenta uno snodo strategico per il trasporto pesante su gomma da e verso i porti più importanti del centro e nord Italia”. È scritto nella relazione della Direzione investigativa antimafia al Parlamento relativa al secondo semestre 2021.
”Catania può essere parimenti considerata il centro di gravità dei principali interessi criminali la cui gestione e controllo è saldamente nelle mani delle più importanti famiglie mafiose operanti nella Sicilia Orientale. In questo quadrante della Regione, cosa nostra è rappresentata dalle storiche famiglie Santapaola – Ercolano e Mazzei a Catania; La Rocca a Caltagirone e a Ramacca dall’omonima famiglia la cui operatività apparirebbe al momento meno attiva”.
“Sul territorio da decenni ci sono anche anche altri gruppi, tra cui i clan i Cappello-Bonaccorsi, Laudani, Pillera – Di Mauro, Sciuto (Tigna)137, Cursoti, Piacenti e Nicotra i quali seppur fortemente organizzati e per quanto regolati secondo gli schemi tipici delle consorterie mafiose evidenziano maggiore fluidità sul piano strutturale non configurandosi organicamente in cosa nostra. Storica è la vocazione di cosa nostra catanese ad addentrarsi e confondersi nel tessuto economico legale del capoluogo, in quello imprenditoriale e nelle dinamiche della gestione locale della cosa pubblica”.
“Nel tempo – si legge nella relazione della Direzione investigativa antimafia – anche le altre organizzazioni di tipo mafioso hanno perseguito la medesima strategia rinunciando il più possibile ad affermarsi sul territorio attraverso azioni eclatanti e destabilizzanti per la sicurezza pubblica preferendo, quindi, individuare all’interno delle amministrazioni pubbliche locali e delle professioni o delle imprese soggetti di riferimento in grado di garantire il perseguimento dei propri interessi illeciti”.
“Droga, usura, estorsioni ma anche edilizia, commercio, gioco d’azzardo, ristorazione, trasporto, agroalimentare e rifiuti permangono tutt’oggi i settori di maggior interesse criminale. Nel corso dell’ultimo trentennio la famiglia Santapaola-Ercolano ha manifestato un’importante capacità espansiva riuscendo ad ampliare i propri interessi in settori criminali sempre più variegati e operando in territori limitrofi grazie alla collaborazione con i sodalizi locali. Nel centro città la consorteria è organizzata in gruppi denominati in base al quartiere di riferimento ai quali viene riconosciuta una certa autonomia organizzativa e decisionale. Nel resto della provincia l’organizzazione è rappresentata da sodalizi stanziali141 i quali sebbene privi di competenze strategiche garantiscono maggiori opportunità criminali e un controllo del territorio sempre più vasto.”
“Nel semestre in esame l’operatività della famiglia è testimoniata da significative risultanze investigative che ne confermano l’interesse per l’usura e le estorsioni. Anche il traffico di stupefacenti continua ad essere considerato uno degli investimenti più vantaggiosi potendo essere gestito sul piano territoriale all’interno di veri e propri fortini di difficile accesso per alle forze di polizia”..
“I clan Cappello – Bonaccorsi e Laudani – si legge nella relazione della Direzione investigativa antimafia – risultano tra i più attivi nel panorama criminale etneo in virtù del numero degli affiliati e per l’organizzazione tipicamente militare che li caratterizza. Il sodalizio dei Cappello – Bonaccorsi (Carateddi) ha mantenuto un rilevante spessore criminale anche fuori provincia in particolare a Siracusa e Ragusa con interessenze in alcuni Comuni dell’ennese152 e nell’intera fascia jonica ove è rappresentato dal gruppo mafioso dei Cintorino sorto nel centro di Calatabiano”.
“Altro settore ad appannaggio della criminalità organizzata di tipo mafioso ma non solo risulta quello delle truffe perpetrate ai danni dello Stato. Il contingente momento storico dovuto alla pandemia da covid-19 ha originato come noto una serie di provvedimenti governativi atti a supportare famiglie e imprese in difficoltà, conseguentemente la possibilità di un facile guadagno non è sfuggita alle organizzazioni che hanno puntato a distrarre i “soldi” pubblici in favore di interessi illeciti. È quanto emerge dagli esiti dell’operazione “Money back”.
“Deleterio per lo sviluppo di un sano tessuto economico-imprenditoriale è il fenomeno dell’infiltrazione della criminalità organizzata negli apparati amministrativi degli Enti locali. Risulta ancora sottoposto a gestione commissariale il Comune di Maniace nel quale: “l’avviata azione di riorganizzazione e ripristino della legalità, nonostante i positivi risultati conseguiti dalla commissione straordinaria, non può ritenersi conclusa” mentre al termine dell’accesso ispettivo disposto presso il Comune di Calatabiano la commissione incaricata ha evidenziato “la sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi” .