“Credo che tutto quello che noi diciamo dal punto di vista etico, dal punto di vista dell’insegnamento della Chiesa, della sensibilità, che emerge ormai, grazie a Dio, proprio a partire da quel 1992, del quale fra poco ricorderemo l’anniversario, sarebbe solo uno slogan, voci vuote senza il vostro lavoro, senza questa convergenza di forze e di intelligenze che guardano al territorio, scrutano in maniera molto attenta e poi intervengono…”.
Lo ha detto, parlando dell’importanza dell’antimafia e del ruolo della Dia l’arcivescovo di Catania Mons. Luigi Renna durante una sua visita nel Centro Operativo di Catania della Dia, dove ha incontrato il Capo Centro Carmine Mosca, i funzionari, gli ufficiali e il personale in servizio. Ricordando che la Dia è nata da un’idea di Giovanni Falcone ed è stata istituita dopo le stragi del ’92, Mons. Renna ha sottolineato come il progetto “sia nato nella regione che maggiormente ha subito i danni della mafia e poi sia diventato un modello”. Citando poi don Tonino Bello, dichiarato Venerabile da Papa Francesco nel 2021, Mons. Renna ha parlato di “un risveglio di natura sociale delle coscienze, della società civile, che è quella più dura a cambiare perché si nasconde molte volte dietro connivenze e dietro il muro dell’omertà, grazie anche al volontariato e al mondo della Chiesa”.
Mons. Renna ha infine a elogiato le Istituzioni che, grazie alla convergenza di forze della D.I.A., della magistratura e delle forze di Polizia, cercano di liberare il territorio. “Senza di loro – ha detto – tutte le nostre buone intenzioni rimarrebbero lettera morta e la nostra società, con la sua voglia di riscatto, non avrebbe la forza e le gambe per camminare”. A conclusione della visita l’Arcivescovo ha lanciato l’idea di una celebrazione nella quale ogni anno si ricordi il sacrificio di Falcone, Borsellino e delle altre vittime di mafia e che coinvolga le istituzioni ma anche e soprattutto la cittadinanza catanese.