Nel mirino dei carabinieri del comando provinciale di Catania, un gruppo criminale che gestiva tre piazze di spaccio di cocaina, crack e marijuana che operava nel quartiere di Librino. Stamattina, trecento i militari impegnati, con il supporto dei reparti specializzati, nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 14 indagati, uno dei quali all’epoca dei fatti minorenne.
L’accusa a vario titolo è di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, ricettazione ed invasione di terreni o edifici.
L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dal Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Catania Fontanarossa, mediante attività tecniche e tradizionali attività di indagine, quali osservazioni e pedinamenti, avrebbero permesso di acquisire, allo stato degli atti ed in relazione ad una fase processuale che non ha ancora consentito l’intervento delle difese, elementi che dimostrerebbero l’esistenza di un’organizzazione criminale dedita al traffico di cocaina, crack e marijuana, operante in “regime di monopolio” nel complesso di edifici del civico 12 di Viale Nitta, nel quartiere di Librino. Al riguardo l’associazione, organizzata su base piramidale, con ruoli ben definiti, avrebbe gestito contemporaneamente tre distinte “piazze di spaccio”.
Inoltre, le indagini dei carabinieri, avrebbero portato gli inquirenti a ritenere che la gestione e l’organizzazione di tale associazione sarebbe stata affidata ai fratelli Livoti Santo e Livoti Federico Giosuè, nonché a Spampinato Carmelo Antony, “i quali avrebbero mantenuto costantemente i contatti con un pluripregiudicato catanese che nonostante fosse già detenuto in carcere per associazione per delinquere di tipo mafioso, si interessava in prima persona al traffico di stupefacenti”.
L’attività degli investigatori ha anche consentito di decifrare il linguaggio in codice utilizzato dai sodali per richiedere lo spostamento delle sostanze stupefacenti dai depositi alle piazze di spaccio. In molti casi, infatti, si utilizzavano termini apparentemente insospettabili come “pacchetto di sigarette” o “cibo per cani” per indicare dosi di marijuana, o ancora “una birra”, “mezza birra” o “una lampadina da 40 Watt” per indicare cocaina e la relativa quantità.
Quanto alle piazze di spaccio, due dei siti di smercio della droga avrebbero avuto come base logistica alcuni appartamenti, riservati alla più rischiosa attività di cessione di cocaina e crack; una piazza di spaccio sarebbe stata gestita interamente su strada, nel piazzale interno del complesso condominiale, in quanto destinata alla compravendita di droghe leggere. La peculiare organizzazione caratterizzante il sodalizio prevedeva che le cessioni di sostanze stupefacenti avvenissero sia su strada (sotto), che ai piani più alti del complesso di edifici (sopra). Tutti questi luoghi, inoltre, sarebbero stati presidiati da una fitta rete di vedette, pronte ad allertare i pusher in caso di interventi da parte delle forze dell’ordine.
Infine, il gruppo offriva uno specifico “servizio” aggiuntivo agli assuntori, mettendo a loro disposizione un intero appartamento (Drug Room) in viale Nitta 12, accanto all’appartamento in cui spacciavano, per consentire di consumare la sostanza in tutta sicurezza, al riparo da occhi indiscreti.
I cinque appartamenti, di proprietà dello IACP, che sarebbero stati destinati ad ospitare le piazze di spaccio sono stati oggetto di sequestro preventivo perché abusivamente occupati.
Il complessivo giro d’affari dell’attività illecita avrebbe fruttato incassi per diverse migliaia di euro al giorno, provento dello smercio quotidiano ad alcune centinaia di acquirenti. Nel corso dell’attività d’indagine, a riscontro delle investigazioni, i Carabinieri hanno arrestato 23 soggetti per condotte connesse a spaccio di sostanze stupefacenti, sequestrando oltre 4 chili di sostanze stupefacenti, tra cocaina, crack e marijuana, denaro contante per oltre 5mila euro, oltre a 18 catalizzatori e 2 gruppi ottici di un’autovettura Smart, tutti provento di furto, che sarebbero stati utilizzati dagli acquirenti come metodo di pagamento in cambio delle dosi di stupefacente.
Le indagini hanno consentito altresì di registrare come l’associazione avesse più volte tentato di riorganizzare la dislocazione delle proprie piazze di spaccio, cambiando gli appartamenti dove avvenivano le cessioni, poiché messa alle strette dai continui arresti e sequestri operati dai Carabinieri del Nucleo Operativo Catania Fontanarossa.
Tra i destinatari del provvedimento: Capizzi Antonino, del 1970, Di Benedetto Francesco, del 1988, Fama’ Agatino Luciano, del 1995, Gioia Josè, del 2001, Lr Ff, Livoti Federico Giosuè, del 2002, Livoti Santo inteso “Melo”, del 1987, Palazzo Santo, del 1954, Panto’ Angelo Salvatore, del 1979, Paratore Antonio, del 1996, Patane’ Salvatore, del 1968, Platania Salvatore Gaetano, del 1990, Spampinato Anthony Carmelo, del 1994, Zerbo Salvatore, del 1962