Ucraina: in fuga da Kiev a Catania

Gli occhi chiari, verdi e il mascara sul viso per le lacrime versate poco prima. Irina ha 31 anni, ma ne dimostra non piu’ di 20. E’ bellissima: bionda, 1 metro e 80 con le scarpe da ginnastica, consumate dai chilometri percorsi. Con se’ ha i suoi due figli di 9 e 10 anni. Sono tra i primi ucraini ad arrivare a Catania. La ragazza si presenta al centro della Comunita’ di Sant’Egidio in via Castello Ursino: cerca cibo per lei e per i suoi figli. “Siamo fuggiti dall’Ucraina, non abbiamo piu’ nulla. Stanno bombardando tutto”, racconta la 31enne prima di scoppiare a piangere.

Troppo recenti le immagini dei corpi senza vita dei connazionali davanti ai suoi occhi. Il rumore assordante dei mezzi militari, degli aerei che ogni giorno sorvolano Kiev e le altre citta’ prese d’assalto dai militari russi. “Siamo scappati dalla capitale e mio marito e’ rimasto li’. Sta combattendo insieme alla nostra gente, non possiamo cedere a Putin: vogliamo la democrazia e siamo pronti a morire per la liberta’”, dice la ragazza ai volontari presenti che preparano le scatole con generi di prima necessita’ sia alimentare sia medica da inviare in Ucraina. “Siamo grati al vostro Paese, all’Italia. La nostra vita pero’ e’ distrutta per sempre”, racconta ancora la donna. I due figli sono accanto a lei. Quasi non si muovono e, all’arrivo dei volontari, tengono le mani della mamma. Si nascondono dietro di lei.

“Erano tristi, intimoriti. Normale sia cosi’, venivano da un viaggio durato giorni”, spiega Paolo, uno dei volontari. Iniziera’ da Catania la nuova vita di questa famiglia, una delle tantissime che stanno arrivando in Italia in questi giorni. “Ci hanno raccontato i momenti difficili, la fuga. Si sono commossi piu’ volte, non sara’ facile per loro ripartire da zero – rivela il volontario -. La ragazza non era vaccinata per il Covid-19. Ma una delle nostre collaboratrici l’ha abbracciata lo stesso, non e’ riuscita a trattenersi”. Proprio la Comunita’ di Sant’Egidio anche a Catania nei mesi scorsi si e’ adoperata per vaccinare i senza fissa dimora. “E’ un lavoro che abbiamo fatto e che potremmo riproporre anche in questa occasione”, dicono i volontari.

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Redazione