Un ritaglio sul delitto Famà recapitato a un legale: busta anonima fa scattare l’allarme a Catania
Un articolo di giornale, nessuna firma, nessun messaggio scritto, ma un riferimento tanto chiaro quanto inquietante. È quanto ha trovato nei giorni scorsi un avvocato catanese all’interno di una busta anonima recapitata al suo studio legale: una fotocopia di un pezzo de La Sicilia, pubblicato nel 2019, dedicato al 24° anniversario dell’omicidio di Serafino Famà, il penalista assassinato dalla mafia il 9 novembre 1995. Il titolo dell’articolo era emblematico: «Catania, 24 anni fa l’omicidio Famà: l’avvocato che non si piegò ai boss».
La notizia è riportata oggi dal quotidiano La Sicilia, in edicola con un approfondimento sull’accaduto e sui possibili sviluppi investigativi a firma di Laura Distefano.
Il destinatario, un professionista del foro etneo, ha trovato la busta tra la posta quotidiana. L’ha aperta e si è ritrovato davanti quell’unico foglio, senza alcuna ulteriore comunicazione. Nessuna minaccia esplicita, nessun commento. Ma il messaggio, per quanto implicito, è apparso chiaro e carico di tensione. Non è escluso che possa trattarsi di un’intimidazione indiretta, mascherata da silenzio. Il legale ha immediatamente presentato denuncia ai carabinieri, consegnando la busta e il contenuto. Gli investigatori stanno ora cercando di risalire all’origine della missiva, che al momento è stata classificata come atto a carico di ignoti. L’episodio è ritenuto particolarmente grave per il simbolismo del gesto, legato alla memoria di una figura come Serafino Famà, divenuto simbolo di integrità e coraggio nella professione forense.
La notizia ha scosso l’intero ambiente giudiziario catanese. Il presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catania, Ninni Distefano, ha espresso forte preoccupazione:
«Siamo profondamente turbati. La nostra solidarietà va al collega coinvolto, ma anche a tutta la categoria. Come Ordine saremo compatti e attenti: non tollereremo alcuna forma, neppure velata, di intimidazione nei confronti degli avvocati». L’omaggio postumo a Serafino Famà contenuto in quell’articolo del 2019 era un riconoscimento alla figura di un professionista che non si piegò mai alle pressioni mafiose e che fu ucciso proprio per aver difeso con fermezza i principi di legalità. Che oggi il suo nome venga fatto riemergere in circostanze opache, rivolto a un collega, è un segnale da non sottovalutare.
Gli inquirenti stanno approfondendo ogni elemento utile a risalire all’autore o agli eventuali mandanti dell’invio. Nessuna ipotesi viene esclusa. L’obiettivo ora è comprendere se dietro quel gesto ci sia un’intimidazione personale o un messaggio indirizzato all’intera categoria.