“Il futuro della nostra società è soprattutto nelle mani dei giovani supportati dalle istituzioni. Dobbiamo convincerci che senza alcuna consapevolezza e necessità di cambiamento della società, le singole istituzioni e forze dell’ordine non possono far valere da sole le leggi dello Stato”. Lo ha detto come riporta UnictMagazine il capo della Procura di Catania Carmelo Zuccaro, a conclusione dei lavori del seminario “Contrasto alle infiltrazioni mafiose all’interno del tessuto sociale” organizzato dal Dipartimento di Economia e Impresa e dall’Associazione nazionale antimafia “Alfredo Agosta” nell’aula magna del Palazzo delle scienze.
“Il contrasto alla mafia non è un affare solo di pochi, delle istituzioni e delle forze dell’ordine che a Catania operano in stretta sinergia, o da affrontare solo con la repressione – ha aggiunto il dott. Zuccaro -. Nonostante tutti gli sforzi e le operazioni militari messe in atto non si è riusciti a raggiungere quella legalità come condizione necessaria per lo sviluppo socio-economico di questo territorio. Purtroppo Catania, nonostante le enormi potenzialità di sviluppo, continua a fallire davanti al degrado socio-economico e le responsabilità sono di chi ha detenuto per tanti anni il ‘potere’ in questa città”.
“L’Università di Catania, prima in Sicilia e tra le più importanti nel Sud, ha compiti enormi nel campo della formazione e nello sviluppo di nuove coscienze improntante sulla legalità e anche per rimuovere quegli ostacoli allo sviluppo del territorio. Al suo fianco le istituzioni, gli ordini professionali, le associazioni e i cittadini, ma soprattutto voi giovani” ha precisato il procuratore prima di evidenziare i fattori che ‘frenano’ la legalità.
“Innanzitutto il radicamento storico-culturale della mafia nel territorio e a quei falsi miti per cui la mafia vince sempre sullo Stato e nonostante tante persone dello Stato abbiano perso la vita per combattere la criminalità organizzata – ha spiegato Zuccaro, come riporta UnictMagazine a firma di Alfio Russo-. E poi le infiltrazioni mafiose nelle istituzioni e nelle pubbliche amministrazioni tramite il voto di scambio politico-mafioso che inquina alla base il processo democratico. A queste infiltrazioni occorre aggiungere quelle nel tessuto socio-economico grazie agli importanti capitali di denaro disponibile frutto di azioni illecite come il traffico di droga che consentono alla criminalità di entrare in diversi settori: dagli appalti pubblici alla manodopera. In particolar modo in Sicilia i settori dell’agroalimentare, dell’edilizia e dei rifiuti sono fortemente infiltrati dalla criminalità perché è difficile tracciare i profitti e il denaro visto che circola prevalentemente su base ‘contante’”.
Ma il procuratore, nel suo lungo intervento, si è soffermato anche sulla ‘percezione’ della sicurezza in città e della “criminalità come un autentico parassita della società di cui ne frena lo sviluppo, mentre le istituzioni lottano per far rispettare le regole». E ancora sulla ‘formazione dell’imprenditore’ il dott. Zuccaro ha evidenziato come «l’imprenditore debba comprendere il rispetto delle regole per sè stesso visto che quelle della mafia non promuovono certo la solidarietà”. “Purtroppo a Catania il degrado e il sottosviluppo è legato a soggetti imprenditoriali e politici, ma anche della pubblica amministrazione e delle istituzioni, che spesso hanno guardato agli interessi personali e non quelli della comunità – ha aggiunto -. Un imprenditore che conosce le regole non svenderà mail la propria attività alla mafia”.