Trent’anni di carcere, è questa la condanna per Agatino Scalisi, il secondo barelliere finito nell’inchiesta sulle morti sospette con l’inoculazione di aria nelle vene per accelerare la fine di pazienti terminali durante il trasferimento dall’ospedale di Biancavilla alle loro abitazioni. E’ la decisione del gup del tribunale di Catania Carla Valenti al termine del processo celebrato con il rito abbreviato.
In un primo procedimento con il rito ordinario, un altro imputato, Davide Garofano, era stato condannato all’ergastolo perché accusato di tre omicidi. Il gup ha anche accolto la richiesta di parte civile avanzate da Luca, Orazio e Giuseppe Arena, titolari dell’agenzia funebre per la quale Scalisi prestava lavoro occasionale e poi l’associazione antiracket e antiusura ‘Libera Impresa’, il comune di Biancavilla, il Codacons, l’associazione Art.32-97 Aima e l’Asp di Catania.