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Fava e Dalla Chiesa testi a processo Ciancio

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Le deposizioni di Claudio Fava e Nando Dalla Chiesa hanno caratterizzato l’udienza del processo, a Catania, per concorso esterno all’associazione mafiosa, all’imprenditore e editore Mario Ciancio Sanfilippo. A citarli come testimoni è stato l’avvocato Goffredo D’Antona legale della famiglia di Beppe Montana, il commissario di polizia ucciso dalla mafia il 28 luglio 1985, nel Palermitano, che è parte civile. L’udienza si è aperta con l’audizione dell’ex presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, citato dalla Procura, che, in qualità di imputato di reato connesso, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Claudio Fava ha ricordato alcuni episodi collegati all’uccisione del padre, il giornalista Pippo Fava, assassinato dalla mafia il 5 gennaio del 1984 a Catania. “Nel 1986 – ha detto tra l’altro – il necrologio da pubblicare sul giornale La Sicilia fu accettato con riserva dall’ufficio pubblicità del quotidiano, per disposizione della direzione, perché nel testo c’era scritto che mio padre era stato ucciso dalla mafia”.

Dopo che uscì sulle agenzie di stampa la nota di protesta del periodico ‘I siciliani’ la famiglia Fava ricevette “una telefonata di scuse” dal direttore della pubblicità annunciando che avrebbero pubblicato il necrologio con il testo integrale e senza farselo pagare. Cosa che, ha aggiunto Fava, avvenne. Tra i ricordi sul quotidiano, Fava ha citato anche altri due episodi: “la pubblicazione dell’annuncio della collaborazione di Luciano Grasso anticipato da La Sicilia, compreso l’indirizzo di casa”.

Articolo che il ‘pentito’ ha mostrato prima dell’interrogatorio al Pm che era andato a sentirlo. Ha parlato anche di quando La Sicilia pubblicò un pezzo su Maurizio Avola, “nuovo pentito che stava per parlare dei delitti Fava e Dalla Chiesa”. Ma del generale non poteva sapere perché all’epoca dei fatti non era ancora uomo di Cosa nostra e questo lo screditava anche sulla sua ricostruzione del delitto Fava. L’avvocato Carmelo Peluso, del collegio di difesa di Mario Ciancio, ha ricordato che Giuseppe Fava aveva anche fatto dei reportage per il quotidiano e che aveva pubblicato un libro “Processo alla Sicilia” edito dalla Ites, di proprietà dell’editore catanese. Il penalista ha anche citato un articolo pubblicato da La Sicilia il 7 gennaio del 1984, tre giorni dopo il delitto del giornalista, intitolato ‘I veri mafiosi sono quelli che non uccidono: la testimonianza spirituale di Giuseppe Fava”.

Nando Dalla Chiesa, figlio del generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso a Palermo il 3 settembre 1982 insieme con la moglie Emanuela Setti Carraro e con l’agente di scorta Domenico Russo, ha confermato che il padre aveva chiesto a “un amico catanese” notizie sulla situazione nel capoluogo etneo. E di avere appreso, durante una manifestazione pubblica, che il necrologio della famiglia di Beppe Montana era stato rifiutato da La Sicilia, perché conteneva la parola mafia. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 28 aprile. Previste le audizioni del giornalista Sigfrido Ranucci e del pentito Giuseppe Raffa.

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