L’incidenza cumulativa dei casi Covid in Sicilia nella settimana dall’8 al 14 novembre “conferma la chiara tendenza all’incremento già evidenziato nell’ultimo periodo con 439 nuovi casi in più rispetto ai sette giorni pecedenti, raggiungendo il valore di 71,08 positivi ogni 100.000 abitanti”.
Lo si legge nel report settimanale messo a punto dal Dasoe della Regione Siciliana. Nella settimana in esame il rischio più elevato rispetto alla media regionale, in termini di nuovi casi su popolazione residente, si registra nelle province di Messina (106,7 nuovi casi su 100.000 abitanti), Catania (105) e Siracusa (87,2).
L’incidenza specifica più alta considerata per età, si registra nella fascia di età scolare: 6-10 anni (281 casi) e 11-13 anni (157). Nonostante il rialzo dei nuovi casi si mantiene limitato l’incremento di nuove ospedalizzazioni (177) con prevalenza di occupazione dei posti letto ancora contenuta. L’ospedalizzazione interessa prevalentemente (87%) soggetti non vaccinati o con ciclo di vaccinazione incompleto. Resta stabile la letalità. Nella settimana dal 10 al 17 novembre i vaccinati con almeno una dose si attestano all’81,65% del target regionale, gli immunizzati al 79,03%, mentre i soggetti che hanno ricevuto una dose addizionale o booster sono 159.940. Il 18,35% del target rimane ancora da vaccinare.
Negli ultimi sette giorni si registra una lieve flessione delle prime dosi somministrate (-4,61%). Nell’attuale fase epidemica, ribadisce il Dasoe, risulta pertanto cruciale impegnarsi per rimuovere quanto prima ogni possibile impedimento, mettendo rapidamente in atto la chiamata attiva di tutti coloro i quali non hanno ancora aderito, attraverso la mobilitazione di tutte le strutture del Sistema sanitario nazionale e dei medici di Medicina generale o delle istituzioni locali.
“In tal senso le Asp sono tenute a giocare un ruolo importante nel promuovere adeguate sinergie sul territorio”, osserva il Dasoe. “Occorre accelerare al massimo la somministrazione della dose booster nei soggetti vaccinati da più di 6 mesi, a partire dalle persone anziane, dai vulnerabili e da quelli maggiormente esposti al rischio di infezione”, ancora il dipartimento. “Tra le priorità, inoltre, deve essere individuata la prevenzione delle infezioni tra i soggetti di età inferiore a 12 anni, per i quali la vaccinazione non è ancora disponibile, sia per proteggerli dai contagi, sia per scongiurare situazioni che possano interrompere la continuità scolastica e recare – conclude il report – nuovamente danno alla vita relazionale dei bambini e degli adolescenti”.