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Approvata la mozione per revocare l’incarico a Tuccio D’Urso

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Approvata all’Assemblea regionale siciliana la mozione, presentata dal capogruppo di Forza Italia, Tommaso Calderone, e poi sottoscritta da Pd e M5s, che impegna il Governo Musumeci a revocare l’incarico a Tuccio D’Urso, commissario attuatore per l’emergenza Covid in Sicilia, nominato dal presidente della Regione Nello Musumeci. Finito al centro della bufera per un post sui social, poi rimosso, in cui attaccava alcuni parlamentari ‘rei’ di aver bocciato una norma che avrebbe consentito a lui e ad altri superburocrati di restare in carica per un altro triennio, D’Urso ha inviato a Sala d’Ercole una lettera di scuse letta oggi in Aula dal presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè. Scuse che, però, non sono bastate a scongiurare il via libera alla mozione.

“Abbiamo assistito a un crescendo che non è stato fermato in tempo – ha detto il parlamentare del Pd, Antonello Cracolici, intervenendo in Aula -. Il presidente della Regione avrebbe dovuto rimuovere alla radice questa situazione, evitando che il Parlamento fosse chiamato a discutere di un ex funzionario che ha sistematicamente ignorato e offeso le prerogative dell’istituzione parlamentare”. Sulla stessa lunghezza d’onda il collega di partito Nello Di Pasquale. “Il presidente Musumeci avrebbe dovuto evitare questo imbarazzo. Stiamo parlando di una persona che di fronte a una mia interrogazione per sapere come erano stati utilizzati 128 milioni di euro destinati alle infrastrutture Covid – ha detto -, l’ingegnere D’Urso, invece, di rispondere ha dichiarato di volermi querelare. Credo che questo episodio basti a fare capire quanto inappropriato sia stato fino ad ora il modo di gestire il suo ruolo da parte del commissario attuatore Covid”.

 “Scuse tardive insufficienti” anche per il M5s, per il quale “D’Urso andava rimosso prima. Il sì alla mozione è, comunque, l’ennesima sconfitta di un governo che ormai brancola nel buio”. “Non dovevamo – ha detto Giorgio Pasqua in aula – arrivare a questo punto, a costringere il capogruppo di una forza appartenente alla maggioranza di governo a dover presentare una mozione. Vuol dire che c’è un problema enorme all’interno dei rapporti tra Parlamento e Presidenza della Regione”. “Possiamo continuare a tenere in un posto così importante – ha detto Francesco Cappello – una persona che non ha il controllo di se stesso e che sui social non ha alcun rispetto e freno inibitorio? Possiamo sopportare una persona in ritardo di mesi sull’esecuzione del Piano? La pandemia sta per finire e noi siamo ancora in attesa che quel piano venga eseguito”.

“Nessuno condivide le espressioni di D’Urso – ha detto in Aula l’assessore alla Salute, Ruggero Razza -, ma accomunare quelle frasi al lavoro svolto dalla struttura commissariale nell’interesse del sistema sanitario regionale sarebbe un errore”. A stretto giro di posta la replica del numero uno di Sala d’Ercole. “Non c’è un obbligo giuridico per il presidente della Regione di licenziare, ma esiste un obbligo morale – ha detto Miccichè -. Il problema è avere una persona indegna che rappresenta il presidente della Regione. D’Urso ha reiterato sei volte le offese. Questo governo ritiene che non si può fare a meno del suo lavoro? Ce ne sono mille bravi che possono fare quello che sta facendo lui. Io credo che quello del Governo è un dovere morale nei confronti del Parlamento, del suo presidente e dei deputati”, ha concluso Miccichè.

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