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Bayesian: l’inchiesta al momento è a carico di ignoti per naufragio e omicidio colposo plurimo

Il procuratore di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio, non nasconde la possibilità di “sviluppi imprevedibili”.

La conferenza stampa convocata in Procura a distanza di sei giorni dal naufragio del ‘Bayesian’, costato la vita a sette persone tra cui il miliardario britannico Mike Lynch e la figlia Hannah, serve prima di tutto per rompere il muro di incomunicabilità tra inquirenti e stampa. “Ma in Italia esiste una legge che ostacola la libera informazione vieta ai magistrati di parlare se non tramite comunicato o conferenza stampa”, le parole di Cartosio che non ci sta a passare per il magistrato che ha chiuso le porte alla stampa.

A seguire arrivano le prime certezze su quanto accaduto nella rada di Porticello, che spazzano via giorni di indiscrezioni non confermate. “Il veliero è stato investito da un downburst”, spiega il sostituto Raffaele Cammarano che con Cartosio indaga sul disastro. Si tratta di un fenomeno meteorologico con forti raffiche di vento che vengono fuori da un temporale. Quella sera, inoltre, “non c’era allerta burrasca”, come spiega il Comandante della Capitaneria di Porto di Palermo Raffaele Macauda, anche lui accanto a Cartosio.

La guardia costiera e i vigili del fuoco sono stati i bracci operativi della Procura nei primi giorni del disastro. I primi interrogatori sono stati condotti proprio dagli uomini in uniforme bianca. Dai vigili del fuoco, impegnati con i sommozzatori giunti a Porticello da mezza Italia, arrivano invece le certezze sull’inabissamento del 56 metri: “È affondato prima di poppa”, spiega il Comandante provinciale Girolamo Bentivoglio Fiandra. Luce anche sulla localizzazione dei sei corpi recuperati all’interno del veliero dagli speleo-sub: “Si sono rifugiati nelle cabine del lato sinistro, dove si erano formate le ultime bolle d’aria – dice Bentivoglio Fiandra ricostruendo, di fatto, gli ultimi secondi di vita delle vittime -. I primi cinque corpi sono stati trovati infatti nella prima cabina del lato sinistro, il sesto nella terza dello stesso lato”.

Nessun iscritto sul registro degli indagati, per ora, ma le cose potrebbero cambiare “anche prima” del recupero del relitto, condizione che comunque il procuratore di Termini Imerese definisce “fondamentale” per uno sviluppo serio delle indagini. Resta un punto interrogativo l’eventuale presenza di una scatola nera su una imbarcazione di quelle dimensioni: anche in questo caso bisognerà attendere che il ‘Bayesian’ ritorni in superficie: troppo pericoloso fare questi accertamenti a 49 metri di profondità.

Ancora qualche ora, invece, e saranno disposte le autopsie sui sette corpi recuperati e che al momento sono suddivisi tra il cimitero dei Rotoli e il Policlinico di Palermo: oltre a quelli di Lynch e della figlia, ci sono le salme dello chef di bordo, Thomas Recaldo; di Jonathan Bloomer, presidente della banca d’affari Morgan Stanley International, e della moglie Judy; di Chris Morvillo, legale di Lynch, e della moglie Neda. I 15 superstiti vivono giorni blindati all’interno dell’hotel Domina Zagarella di Santa Flavia. Tra loro anche i componenti dell’equipaggio e, in primis, il Comandante del ‘Bayesian’, il neozelandese James Cutfield che verrà riascoltato dagli inquirenti.

I palcoscenici della tragedia del ‘Bayesian’, quindi, ora sono due: la procura di Termini Imerese e lo specchio d’acqua di Porticello che viene comunque tenuto sotto attento monitoraggio dalla guardia costiera e dall’Arpa Sicilia per non correre il rischio di una eventuale fuoriuscita di carburante che andrebbe a danneggiare uno dei tratti più incantevoli della costa settentrionale della Sicilia. “È intenzione, sia della proprietà che dei gestori del ‘Bayesian’, recuperare il relitto”, rassicura Macauda che poi aggiunge: “Hanno già contattato alcune aziende private, anche per monitorare la situazione dal punto di vista ambientale. La loro disponibilità è totale”.

Sullo sfondo restano le sensazioni di chi, per cinque giorni, si è immerso alla ricerca dei dispersi essendo ben cosciente che avrebbe trovato dei cadaveri: sensazioni che hanno riportato alla mente quelle vissute nel gennaio 2014 all’Isola del Giglio: “Questo intervento mi ha aperto quel ricordo – dice Giuseppe Frison ai microfoni dei cronisti fuori dal tribunale di Termini Imerese -. Nelle cabine sembrava di rivedere le stesse sensazioni, anche se le dimensioni erano maggiori. Per me è stato come rivivere quel film”.

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Redazione