Venerdì 31 maggio, si è svolto ad Acireale in una sala gremita di professionisti, un importante convegno organizzato dall’Associazione Dottori Commercialisti delle Aci, di concerto con l’Associazione Ingegneri e Architetti acesi, alla presenza di un parterre di altissimo livello professionale.
Dopo l’apertura dei lavori da parte del Presidente dell’A.DO.C.E.C. delle Aci, Dott Fabrizio Leotta che ha introdotto le tematiche in discussione, stimolando subito i relatori nel merito delle problematiche in essere, prima tra tutte i tempi di avvio di alcune delle misure, stante ancora la mancanza di decreti attuativi, i lavori del convegno hanno preso il via.
Primo tra tutti è intervenuto Marco Calabrò, Capo Segreteria tecnica del Ministero delle imprese e del Made in Italy, sul tema “Opportunità di sviluppo del piano nazionale di transizione 5.0 e Decreto di Coesione”.
Quello affrontato dal rappresentante del Ministero è stato un tema centrale, decisamente tecnico e arricchito da informazioni e anticipazioni che hanno in parte rasserenato l’intero auditorium, il decreto attuativo della 5.0 uscirà a fine giugno, in parte non hanno aiutato a capire del perché la ZES Unica vedrà chiudersi l’annualità 2024 il 15 novembre.
Il Dott. Calabrò conferma che “Proprio in questi giorni si è chiuso il negoziato con la commissione europea e quindi questo consente di partire da oggi realmente con il concerto previsto con gli altri ministeri il mase e il mef, che auspichiamo possa essere molto rapido su questo decreto e che, come ha detto il ministro Urso, dovrebbe portarci a fine giugno a emanare decreto e circolare e quindi partire con il piano 5.0.” Le nuove misure includono l’ampliamento dei soggetti certificatori e per dare la possibilità di accedere agli incentivi anche alle imprese energivore. Il Piano Transizione 5.0 previsto dall’articolo 38 del DL 39 – 2.3.2024, descrive le regole di accesso agli incentivi per la transizione energetica e le opportunità di agevolazione delle imprese. Siamo arrivati a giugno ed ancora la misura non è partita. La buona notizia, nella criticità della storia è che la norma si applica retroattivamente agli investimenti realizzati a partire dal 1° gennaio 2024, a condizione che gli stessi permettano di raggiungere i target di risparmio energetico fissati dalla norma (il 3% sulla struttura produttiva o il 5% sul processo). Questo tema del ritardo nella pubblicazione dei decreti attuativi è stato poi confermato da Alessandro Angelica, (Responsabile Mercato Imprese della BAPR) che nel suo intervento ha sottolineato come ciò abbia creato una situazione di stallo per gli investimenti.
Calabrò precisa che la misura vale 6,3 miliardi, e si tratta di un credito d’imposta che prende le mosse da Transizione 4.0 ma che si espande lungo la strada della sostenibilità ambientale. “La misura transizione 4.0 ha avuto degli effetti molto positivi e apprezzati certamente dalle imprese. Il tasso di crescita dei robot nelle imprese italiane è stato del 7% medio annuo dal momento dell’introduzione nel 2017. Era un piano che però guardava molto al macchinario il 4.0, quindi alla sostituzione all’ammodernamento del macchinario, mentre il piano 5.0 ne è una evoluzione, che non guarda più solo al macchinario ma guarda in realtà ha una vera innovazione dei processi produttivi in senso più ampio.”
Possono beneficiare del contributo tutte le imprese residenti e le stabili organizzazioni con sede in Italia, a prescindere dalla forma giuridica, dal settore economico, dalla dimensione e dal regime fiscale adottato per la determinazione del reddito d’impresa. La norma elenca nel dettaglio i casi di esclusione, tra questi lo stato di liquidazione volontaria o coatta dell’azienda.
Il bonus è riconosciuto per i nuovi investimenti effettuati nel biennio 2024-2025 in strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato, a patto che gli investimenti comportino una riduzione dei consumi energetici dell’unità produttiva di almeno il 3%, che sale al 5% se calcolata sul processo programmato per l’investimento. Sono agevolabili gli investimenti in beni materiali e strumentali nuovi indicati nell’allegato A e nell’allegato B alla legge n. 232/2016, oltre alle spese per la formazione del personale finalizzate all’acquisizione o al consolidamento delle competenze.
Marco Calabrò, prosegue “vengono messi a disposizione tra il 2024 e il 2025 una quantità di risorse per investimenti produttivi, di circa 13 mld, tra PNRR e legge di bilancio. Tra questi circa tre miliardi e mezzo per i contratti di sviluppo, quindi grandi progetti sopra i 20 milioni di euro; abbiamo 330 milioni per le misure che stiamo utilizzando per i collegati alla legge di bilancio quindi: spazio mare e nuove tecnologie; abbiamo un’ulteriore miliardo sulla microelettronica, e proprio oggi qui a Catania verrà annunciato un grande investimento di ST.Microelettronic di oltre 5 miliardi di euro, il secondo più grande investimento mai autorizzato dalla commissione europea, quindi centralità a nuove tecnologie e sud. Abbiamo nuove misure che sono state di recente introdotte di 300 milioni per i cosiddetti mini contratti di sviluppo, perché una critica che veniva frequentemente rivolta ai nostri contratti di sviluppo era questa soglia di accesso 20 milioni eccessivamente alta, quindi abbiamo individuato uno strumento più adatto anche alla dimensione media delle imprese italiane tra i 5 e i 20 milioni di investimento, quindi per questi contratti di sviluppo che adesso ne stiamo dando attuazione, si stanno individuando i settori e le filiere su cui farle confluire, tutto questo si inserisce all’interno di un percorso di riordino incentivi che stiamo portando a termine, e che subito dopo le elezioni porteremo in Consiglio dei ministri.
Quindi un quadro a nostro avviso molto ricco, all’interno del quale il piano transizione 5.0 costituisce chiaramente un elemento centrale per le risorse, che sono circa 13 miliardi che verrebbero destinati per accompagnare con misure automatiche il processo di digitalizzazione e di sostenibilità ambientale delle imprese 6,4 miliardi che sono destinati al piano 4.0 quindi solo digitalizzazione per risorse nazionali e 6,3 miliardi ricavati dal negoziato con la commissione europea che ha portato a riallocare in maniera differente e a destinare alle imprese nuove risorse del cosiddetto capitolo ripower.eu collegato alla vita e alla sostenibilità.”
Conclude Calabrò affermando che è stata predisposta una piattaforma per lo scambio di documenti tra pubblica amministrazione e imprese. Uno strumento questo fondamentale per monitorare l’andamento dei progetti e allineare le previsioni ex ante ai risultati ex post. Essendo le disponibilità definite ed in capo al PNRR, occorre che si sappia costantemente quale disponibilità residua di credito d’imposta ancora risulta, in modo da programmare i progetti sulla base delle disponibilità conosciute e fare in modo che tutte le disponibilità vengano utilizzate per non perdere nulla dei 6,3 mld.
In piattaforma ci sarà un contatore che darà evidenza delle risorse ancora disponibili, l’impresa prenota vengono accantonate le misure di credito prenotato e si riduce quindi l’ammontare complessivo di risorse disponibili. Per evitare che ci sia una forbice troppo elevata tra il credito d’imposta prenotato ed il credito d’imposta spettante è stata introdotta una comunicazione obbligatoria intermedia.
Segue poi la relazione di Santi Maria Cascone, Prof. Ordinario di Architettura e Tecnica Dipartimento Ingegneria Civile e Architettura UNICT sul tema “La Zes Unica: le prospettive di sviluppo per i territori, i professionisti e le imprese”.
Sul tema occorre precisare che sono stati stanziati 1,8 mld per tutta l’area Zes. Possono beneficiare della misura, tutte le imprese delle 8 regioni del sud di tutti i codici Ateco, ad eccezione dei settori dell’industria siderurgica, carbonifera e della lignite, dei trasporti, dei settori del magazzinaggio e del supporto ai trasporti, e delle relative infrastrutture, della produzione, dello stoccaggio, della trasmissione e della distribuzione di energia e delle infrastrutture energetiche, dei settori creditizio, finanziario e assicurativo. Niente bonus, anche, per i soggetti in stato di liquidazione o di scioglimento e in crisi economica.
Sono ammissibili gli investimenti connessi a un progetto iniziale, realizzati dal 1° gennaio 2024 al 15 novembre 2024, e riguardanti l’acquisto, anche in locazione finanziaria, di nuovi macchinari, impianti e attrezzature varie, nonché l’acquisto di terreni e l’acquisizione, realizzazione o l’ampliamento di immobili strumentali agli investimenti, destinati a strutture produttive già esistenti o che vengono impiantate nella Zes unica. Il valore dei terreni e dei fabbricati acquistati non può superare il 50% del valore complessivo dell’investimento agevolato.
Il credito d’imposta è determinato in base al costo complessivo dei beni acquistati nel limite massimo, per ciascun progetto di investimento, di 100 milioni di euro con un minimo di 200mila euro. Bonus diversificato a seconda del territorio, per la regione Sicilia l’ammontare del tax credit riconosciuto è pari al 40% dei costi
Sono previste anche ipotesi in cui il credito d’imposta può aumentare rispetto ai valori sopra indicati di un altro 20%.
Per accedere al credito d’imposta le imprese devono comunicare all’Agenzia delle entrate – dal 12 giugno al 12 luglio 2024 – l’ammontare delle spese ammissibili sostenute dallo scorso 1° gennaio e quelle che prevedono di sostenere fino al 15 novembre 2024. Modello e istruzioni, contenuti e modalità di trasmissione della comunicazione saranno definite con provvedimento del direttore dell’Agenzia.
Il tax credit effettivamente fruibile è pari al bonus richiesto moltiplicato per la percentuale fissata con provvedimento del direttore delle Entrate calcolata rapportando il limite complessivo di spesa stanziata per il 2024 (1.800 milioni di euro) e l’importo totale dei crediti richiesti.
Il contributo è utilizzabile esclusivamente in compensazione dal giorno lavorativo successivo alla pubblicazione del provvedimento sopra richiamato che fissa la percentuale del bonus effettivamente fruibile e, comunque, non prima della data di realizzazione dell’investimento.
I beni agevolati devono entrare in funzione entro il secondo periodo d’imposta successivo a quello della loro acquisizione o ultimazione, in caso contrario il credito d’imposta è rideterminato escludendo gli investimenti non effettuati.
Se entro il quinto periodo d’imposta successivo a quello nel quale sono entrati in funzione, i beni sono dismessi, ceduti a terzi, destinati a finalità estranee all’esercizio dell’impresa o destinati a strutture produttive diverse da quelle che hanno dato diritto all’agevolazione, il bonus è ricalcolato escludendo dagli investimenti agevolati il costo tali beni.
Infine, il decreto specifica che le imprese devono mantenere la loro attività nella Zes unica, per almeno cinque anni dopo il completamento dell’investimento, pena la decadenza dalle agevolazioni godute.
Il Prof. Cascone, nella sua esposizione tecnica, non manca di sottolineare le criticità di una norma che vede le sue origini nelle Zes, suddivise nelle varie regioni e delimitate in spazi territoriali particolari per i quali erano previsti i benefici. Oggi nella nuova formulazione unica non esistono più limiti territoriali poiché viene investito l’intero mezzogiorno. Questo unito alla vastità dei beneficiari (tutti gli Ateco tranne i soliti settori) colloca la misura tra quelle cosiddette “interventi a pioggia”.
Altro tema trattato è quello temporale. “C’è anche il tema delle date, come dicevo queste date sono molto stringenti oggi siamo di fatto al 31 maggio, le domande devono essere introitate dal 12 giugno al 12 luglio 2024. La possibilità di entrare nel sistema oggi, per esaminare la procedura di queste domande non c’è. Non sappiamo come la domanda è formulata, quindi quali sono gli elementi, se bisogna inserire un quadro economico, cioè se bisogna inserire un quadro economico accompagnato da preventivi di spesa ecc. “
Dopo il 12 luglio le domande verranno esaminate in ragione del totale della richiesta di beneficio, per determinare l’eventuale riparto delle disponibilità ferme a 1,8 mld. Prosegue poi il Prof Cascone sottolineando, che solo a fine luglio si conoscerà quale potrà essere la quota di beneficio possibile, e rimarrà fino al 15 novembre per realizzare l’investimento, “e quindi l’investitore che deve completare entro novembre l’investimento non sa quello che gli accadrà, è chiaro che se di tratta di un investimento di 200.000 € e se ha avuto una buona banca in accompagnamento, l’investimento magari viene effettuato, ma se l’investimento è di misura ben superiore diventa tutto più difficile. E’ chiaro che questo meccanismo in questo momento frena le grandi idee, frena quel processo di programmazione che è insisto in un’azienda.
In conclusione, “Io credo che globalmente comunque bisogna guardare questa iniziativa con ottimismo”.
L’ing. Greco entra immediatamente nel dettaglio della norma che ha generato Transizione 5.0, tracciandone il percorso. Tra l’altro sostiene, che la misura viene sviluppata per dare una sostenibilità energetica alla parte europea e quindi sganciarci dalle forniture di gas che di fatto venivano dalla Russia.
Rappresenta quindi una evoluzione della 4.0 in questa funzione, ed “Il percorso che dovremmo far seguire al ns committente è quello di creare un progetto sinergico e continuativo che possa dare dei risultati dal punto di vista del risparmio e della riduzione dei consumi”, poiché questi sono gli obiettivi.
L’ing. Greco poi descrive tecnicamente la misura, forte delle competenze e dell’esperienza acquisita in tema di risparmio energetico, spiegandone i contenuti ed il percorso documentale, immaginandone alcuni aspetti, poiché al momento non tutto è ancora chiaro, ma evidenziando che la presenza delle competenze di ingegneri e commercialisti, ognuno per il proprio settore, sono indispensabili e richieste dalla stessa norma. La 5.0 prevede l’obiettivo del raggiungimento del risparmio sui consumi nonché l’autoproduzione da fonti rinnovabili destinata all’autoconsumo; quindi, “tutto quanto deve essere dimensionato ai consumi ai fabbisogni della struttura aziendale poiché il resto non verrà incentivato.”
In tutta la procedura assume un ruolo importante il GSE. Infatti, in tema di controlli tecnici, l’esperienza del bonus ricerca e sviluppo che ha visto i controlli effettuati da Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza, creare notevoli problemi e contenziosi sulla base di imprecise competenze tecniche, ha permesso di superare il problema facendo intervenire l’ente più idoneo e competente nel settore energetico. “Se prima l’agenzia delle entrate poteva bene o male entrare nel merito di alcune cose tecniche adesso il ministero si avvale proprio di un organo tecnico che è proprio il GSE, che può entrare nel merito in quanto è competente tecnicamente su questi aspetti e quindi diventa consorte necessario per il ministero.”
Completa le relazioni tecniche il Dott. Massimo Cartalemi, Commercialista, Già Project Manager ZES Sicilia Orientale, sul tema Transizione 4.0 5.0 ZES Unica e Decreto Coesione: stato dell’arte.
“La ZES Unica è uno strumento ad oggi che è stato cambiato, perché non parliamo più di ZES parliamo di un’altra cosa, siamo tornati al bonus sud un po’ diversificato, siamo in ritardo siamo in notevolissimo ritardo il ministero ad oggi ha emanato soltanto il decreto del 17 maggio e voi sapete c’è scritto che entro 10 giorni l’agenzia delle entrate avrebbe dovuto fare il decreto attuativo.” La ZES Unica parte dal 2017 – con il DL 20 giugno 2017, n. 91 “Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno”, quando sono partite le famose 8 ZES. “È vero che la ZES unica permette a tutti di intervenire, e ritengo da economista tra virgolette, che in un momento in cui le risorse sono scarse, si sarebbe dovuto intervenire in modo puntuale con dei piani strategici, con una pianificazione territoriale”. La misura dovrebbe “attrarre gli investimenti esteri noi non dovevamo agevolare il territorio non dovevamo dare il finanziamento a tutti. Si doveva fare in modo che le procedure burocratiche consentissero nuovi insediamenti importanti, abbiamo sentito ora che la STM sta facendo un investimento di 5 miliardi di euro. 5 miliardi di euro avranno una ricaduta notevole su tutto il territorio.”
Entrando nel merito della misura ZES il Dott. Cartalemi ribadisce che si fonda su due pilastri l’accelerazione amministrativa e il credito di imposta. L’accelerazione amministrativa è quella che viene gestita dal portale dal dipartimento e cerca di dare una risposta unica e centralizzata alla fase amministrativa dell’intervento di investimento. Questa procedura si scontra però con un contesto che vede la presenza di SUAP territoriali, chiamati ad intervenire nel processo, al momento inadeguati sia per conoscenze che per organico. Infatti, le amministrazioni territoriali vivono in sottorganico, e con difficoltà potranno rispondere nella tempestività voluta dalla norma.
Vero è che “la ZES Unica, concede l’accesso praticamente a tutti su tutto il territorio delle 8 regioni del sud, ma occorre fare bene attenzione all’articolo 2 del regolamento 651 del 2014 che definisce cos’è l’investimento iniziale.” (REGOLAMENTO (UE) N. 651/2014 DELLA COMMISSIONE del 17 giugno 2014 che dichiara alcune categorie di aiuti compatibili con il mercato interno in applicazione degli articoli 107 e 108 del trattato art.2 punto 49) «investimento iniziale»: a) un investimento in attivi materiali e immateriali relativo alla creazione di un nuovo stabilimento, all’ampliamento della capacità di uno stabilimento esistente, alla diversificazione della produzione di uno stabilimento per ottenere prodotti mai fabbricati precedentemente o a un cambiamento fondamentale del processo produttivo complessivo di uno stabilimento esistente;). Questi sono i progetti ammissibili. “Tutti quelli che mi chiedono di ristrutturare l’immobile è di sostituire i macchinari non sono ammissibili al credito d’imposta, quindi, occorre fare molta attenzione all’articolo due del regolamento.”
L’intensità degli aiuti raggiunge il 40% dei nostri territori (E’ diversificato a seconda della regione) a cui dobbiamo aggiungere il 10% per le imprese di medie dimensioni ed il 20% per le imprese di piccole dimensioni. Questo fa sì che le imprese di piccole dimensioni per la Sicilia possano raggiungere un massimo del 60%, nel limite minimo di investimento di 200.000 euro.
Altro aspetto importante è che l’investimento nella ZES Unica oltre a macchinari e impianti, potrà comprendere anche l’immobile, ma nella misura massima del 50% dell’investimento. Esempio: Investimento totale 500k dei quali l’immobile non potrà superare i 250k, con il restante impianti e macchinari.
La misura è cumulabile, come detto, nel limite delle spese sostenute con la misura transizione 4.0, mentre non lo è con la misura transizione 5.0.
Credo sia importante il fatto che a febbraio dell’anno successivo, tutti coloro i quali hanno speso in modo inferiore rispetto al credito, devono fare comunicazione all’agenzia delle entrate in modo da rimodulare la richiesta. Ovviamente la motivazione è molto semplice, si riprende una dotazione finanziaria non tanto per aumentare il credito d’imposta, quanto invece per riprendere le risorse in mano al MEF e quindi rimetterle sul mercato. Una grande “follia” del credito di imposta è quella delle scadenze annuali. Non hanno senso. Tutto nasce dalla ragioneria, come questa scadenza del 15.11.2024. Un miliardo e 800 milioni si devono spendere entro il 15.11.2024. Le risorse sicuramente non sono tantissime, ma è assurdo dover programmare gli investimenti in un lasso temporale così esiguo.
Mi batterò per questo col consiglio nazionale affinché il prossimo credito d’imposta possa avere almeno una durata biennale. E’ inconcepibile che si dia una disponibilità a sei mesi 7. Pubblicato il decreto del 17 maggio, ma ancora manca la circolare dell’agenzia delle entrate che specifica le modalità di utilizzo. Ma chi oggi vuole fare una pianificazione come potrà mai avere affidamento in questo Paese? Un conto è se l’investimento è già stato fatto, diverso è se lo si vuole pianificare. E l’attrazione del Paese per le imprese straniere, cede sicuramente il passo all’incertezza paese.
Il Presidente Dott. Fabrizio Leotta conclude quindi i lavori ringraziando relatori e partecipanti, auspicando un veloce iter degli ultimi interventi normativi, in modo da dare chiarezza e certezza alle importanti misure introdotte. Da ultimo ribadisce il fondamentale aspetto e ruolo che assumono le professioni ordinistiche, sia degli Ingegneri che dei Commercialisti, per far si che la loro presenza sia il valore aggiunto per l’investitore oltre che la garanzia di certificazione per lo Stato.
Dott. Mirco Arcangeli Comm.sta in Catania e Milano
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