“Palma di Montechiaro ha una storia luminosa e il nostro compito è quello di accendere i riflettori e mostrare la sua bellezza al mondo”. Stefano Castellino da cinque anni è sindaco della città del Gattopardo che, dopo un passato glorioso, dagli anni Cinquanta del secolo scorso era caduta in un degrado documentato da varie inchieste giornalistiche: fogne a cielo aperto, tifo, tracoma. Quella comunità rimasta per troppo tempo senza memoria, oggi è decisa a riappropriarsi del proprio passato attraverso una grande mostra immersiva dal titolo Palma di Montechiaro terra del Gattopardo che si svolgerà nel Palazzo ducale fino al 29 maggio, organizzata dal Circolo Leontinoi.
La giornata inaugurale, il 20 maggio alle 11, sarà aperta da un incontro, moderato dal giornalista Lucio Di Mauro, cui prenderanno parte lo storico Tino Vittorio, che parlerà delle radici nobili della Palma dei Tomasi, il regista Sergio Barone, il quale illustrerà la storia del film Il Gattopardo, il decano dei cronisti palmesi, Filippo Bellia, con i ricordi della città descritta da Giuseppe Fava nel Processo alla Sicilia e non solo, e Letizia Pace dell’Istituzione Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
La giornata, dopo la proiezione della versione integrale della pellicola tratta da Luchino Visconti dal capolavoro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, sarà conclusa dal Gran ballo del Gattopardo con l’associazione culturale Danzando l’Ottocento.
Tra le tante sorprese della mostra immersiva, le sequenze riguardanti Palma come set di Palermo oder Wolfsburg, che, tratto da La Passione di Michele di Fava e diretto da Werner Schroeter, vinse l’Orso d’oro al Festival di Berlino del 1980. Per ricordare il degrado di Palma ci sarà invece il telefilm realizzato negli anni Ottanta del Novecento dalla Rai, messo a confronto con le immagini della recentissima rigenerazione urbana.
“Per porre le condizioni per una rinascita – spiega Castellino – abbiamo lavorato notte e giorno ma siamo stati ripagati da risultati ragguardevoli: finora sono state finanziate opere per più di settanta milioni di euro e il 40% di esse è già stato realizzato”.
E non si è trattato semplicemente “di infrastrutturare una città che stava crollando, ma di ridare memoria a una comunità che l’aveva perduta” arricchendo la città “con alcuni monumenti di alto valore simbolico per vivere quel futuro che agognamo”.
Il vicesindaco, Salvatore Scopelliti, conferma: “la chiave di tutto è la Cultura, che si basa sulla memoria: da lì è partito il nostro progetto e siamo molto soddisfatti di quanto fatto finora, come la piazza Giulio Tomasi, dedicata al fondatore della città”. “Certo – ha concluso – la riqualificazione urbana è ancora da completare, ma ci sono ancora tanti progetti finanziati, senza contare le opere con fondi del Pnrr”.