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Antonio e Cleopatra… o quel che ricordo

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Martedì 7 e mercoledì 8 dicembre al Piccolo Teatro della Città

Nella disputa continua e interminabile di Antonio e Cleopatra c’è il mistero dell’Amore che tutto muove e che fa dei due protagonisti le vittime e i carnefici di loro stessi. E sul fil rouge creato da questo mistero si muove la pièce Antonio e Cleopatra… o quel che ricordo che arriva al Piccolo Teatro della Città di Catania, martedì 7 e mercoledì 8 dicembre (ore 21) nell’ambito della sezione nuovoteatro della Stagione del Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale. La pièce, prodotta da Scena Nuda, è diretta da Andrea Collavino e vede in scena Filippo Gessi e Teresa Timpano che, proprio a partire dal testo  “Antonio e Cleopatra” di William Shakespeare si avventurano in un lungo e coraggioso viaggio drammaturgico e teatrale.

“Ci confrontiamo – spiega il regista –  con un testo di 34 personaggi, uno dei drammi storici di Shakespeare, che contempla scene corali, epiche, battaglie, lunghi e complessi dialoghi. La scelta è ricaduta su questo testo perché tra i classici è quello che più rispecchia l’incertezza e l’assurdità. Antonio e Cleopatra scelgono, in ogni momento di questa vicenda e sembra che scelgano sempre la cosa sbagliata. Il tema riguarda il desiderio e la volontà. E’ possibile desiderare ciò che vorremmo? E’ possibile desiderare ciò che pensiamo sia meglio?

La storia di Filippo e Teresa, messa di fianco a quella dei protagonisti, diventa il modo di indagare i temi principali che affiorano dalle scene del testo originale. Un tradimento necessario alla costruzione di un testo originale, con una conoscenza profonda del materiale di studio. In un deserto africano/calabrese, che le scene di Anusc Castiglioni rievocano in modo essenziale, compaiono, seduti davanti a un muretto che li protegge e li incornicia, Cleopatra-Teresa e Antonio-Filippo vestiti in abiti moderni, che si rifanno ai caratteri dei protagonisti.

I due-quattro ci raccontano una storia, ogni volta in modo sorprendentemente diverso perché la struttura ha degli appuntamenti fissi, ma permette all’attore di agire in base all’hic et nunc. Lo spettatore non vedrà mai lo stesso spettacolo. Una storia che si contamina e scorre passando dalla finzione del testo Shakesperiano alla realtà, alla quotidianità di due persone che vivono i dubbi, le scelte, i combattimenti amorosi, le lotte e i trattati di pace, le rinunce, le assenze, gli incontri le gioie della fatica di vivere e di amare… autenticamente.

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