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Il Taobuk chiude con classe e il pensiero di Houllebecq

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La serata di sabato al teatro greco aveva già suggellato il finale di un buon Festival del libro che alterna incontri medio scarsi o poco interessanti a personaggi eccellenti. Quest’anno i top player sono stati Michelle Houllebecq e Paul Auster, ma il primo appare di levatezza ben superiore al secondo. Lo dicono i suoi libri, sempre differenti, provocatori, difficilmente classificabili, a differenza di quelli di Paul Auster, spesso referenti a un sol tema, già presente in Trilogia di New York: il caso. A questo proposito David Sassoli, storico egiziano che insegna in Inghilterra e che ha presentato un lungo testo sulla storia della globalizzazione mondiale, ha detto e subentrato come terzo top player, ha detto: non sono d’accordo con Paul Auster, anche se Kennedy non fosse stato ucciso, la guerra in Vietnam si sarebbe fatta eccome.

Alle domande imbarazzanti fatte al teatro greco allo scrittore francese e a quello americano – come va a finire la guerra in Ucraina e il mondo è più reale o vero, Houllebecq, ha risposto: io non vedo l’Europa in questo conflitto. La seconda domanda non l’ha nemmeno presa in considerazione. Il festival si chiude con Francesco Musolino e il suo nuovo romanzo noir pubblicato da E/O: Mare mosso, un noir alla Jean Claud Izzo che prende spunto da una storia vera, una nave con un carico di pesce che s’incaglia a nord della Sardegna e un uomo, ispirato a Corto Maltese, che fa di tutto per recuperare la nave col rimorchiatore, nonostante il mare in tempesta, e un secondo uomo misterioso e di Atene fin troppo interessato al carico di pesce presente nel cargo incagliato. Da questa storia vera si snoda il noir di Musolino.

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