Alzheimer, ecco il sintomo che i medici scambiano per Long Covid: è uno dei primi segnali della malattia

Alzheimer - (cataniaoggi.it-pexels)

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La scienza ha identificato un sintomo precoce che è legato alla malattia, un particolare a cui nessuno farebbe caso

L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa che si manifesta inizialmente con sintomi lievi e spesso sottovalutati. Tra i primi segnali d’allarme, oltre a problemi di memoria e confusione mentale, vi è la difficoltà nel riconoscere gli odori. Secondo il professor Davangere Devanand della Columbia University, questo deficit può rappresentare un indicatore precoce della malattia, utile tanto quanto esami più complessi come la risonanza magnetica cerebrale o i test sul liquido cerebrospinale.

Uno dei segnali più semplici da individuare è la difficoltà nel riconoscere l’odore del sapone durante la doccia o altre pratiche di igiene personale. Questo fenomeno è dovuto al coinvolgimento delle aree cerebrali colpite nelle prime fasi dell’Alzheimer, che compromettono la capacità di associare un odore alla memoria di esso. Per questo motivo, i test olfattivi si stanno rivelando un metodo efficace per individuare i soggetti a rischio di declino cognitivo.

L’uso di un test olfattivo potrebbe essere un metodo pratico ed economico per prevedere il declino cognitivo. Il professor Devanand ha sviluppato un test che analizza la capacità di riconoscere specifici odori, tra cui il sapone, il fumo, la rosa e diversi aromi alimentari. Il declino nella capacità di identificarli è stato associato a un rischio maggiore di sviluppare Alzheimer o altre forme di demenza.

Per validare questa teoria, è stato condotto uno studio su 647 persone nell’ambito del Mayo Clinic Study of Aging. Il test, chiamato Brief Smell Identification Test (BSIT), prevedeva la somministrazione di 12 odori con risposte a scelta multipla. I risultati hanno mostrato che una ridotta capacità di riconoscere gli odori è correlata a un più alto rischio di deterioramento cognitivo nei successivi otto anni di follow-up.

L’importanza del punteggio nel test olfattivo

I partecipanti sono stati classificati in base ai punteggi ottenuti nel test: un punteggio pari o inferiore a 3 indicava anosmia (incapacità di percepire gli odori), mentre punteggi inferiori a 8 segnalavano un olfatto compromesso. Coloro che hanno ottenuto risultati più bassi nel test olfattivo hanno mostrato una maggiore probabilità di sviluppare declino cognitivo e demenza nel corso del tempo.

I risultati dello studio, pubblicati su Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association, hanno evidenziato che il test olfattivo, combinato con un semplice esame della memoria, è altrettanto efficace nel predire il declino cognitivo quanto metodi più complessi come la PET dell’amiloide. Questo significa che, in futuro, test non invasivi potrebbero essere integrati nella pratica clinica per individuare precocemente i soggetti a rischio.

Alzheimer - (cataniaoggi.it-pexels)
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Un’opportunità per la diagnosi precoce

Secondo il professor Jeffrey Motter, coautore dello studio, l’integrazione di test olfattivi nell’assistenza primaria potrebbe facilitare diagnosi più rapide e migliorare l’accesso agli interventi precoci. Identificare tempestivamente i segni dell’Alzheimer potrebbe permettere ai pazienti di adottare strategie per rallentare la progressione della malattia, oltre a favorire la partecipazione alla ricerca scientifica.

Sebbene siano necessari ulteriori studi, l’utilizzo di test olfattivi rappresenta un’opzione promettente per individuare i primi segnali dell’Alzheimer. Se confermata, questa metodologia potrebbe rivoluzionare la diagnosi precoce, rendendola più accessibile e permettendo un intervento tempestivo per contrastare il declino cognitivo.