INPS a briglia sciolta: minima a 1500€, la possono richiedere tutti con un foglio solo

Pensione - (cataniaoggi.it-pexels)
Pensione minima, adesso c’è la possibilità di ottenere un importo più alto su richiesta, vedi se ne hai diritto
In Italia, l’importo della pensione non è fisso e dipende da molteplici fattori, tra cui gli anni di contributi versati e gli stipendi percepiti nel corso della carriera lavorativa. Il sistema di calcolo si distingue principalmente in due metodi: retributivo e contributivo. Il primo si applica ai contributi versati prima del 31 dicembre 1995, mentre il secondo si utilizza per i periodi successivi. Chi al 31 dicembre 1995 aveva almeno 18 anni di contributi continua a beneficiare, almeno in parte, del calcolo retributivo anche per i versamenti fino al 2011.
In assenza di un minimo e un massimo stabilito per legge, l’importo dell’assegno pensionistico può variare enormemente. Esistono casi, seppur rari, di pensioni da poche decine di euro, così come pensioni cosiddette “d’oro” che superano i 10.000 euro mensili. La variabilità è legata anche alla flessibilità in uscita: andare in pensione prima dell’età ordinaria comporta una riduzione dell’importo percepito, con eventuali integrazioni future al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia.
Sebbene non ci sia un minimo legale garantito, sono previste diverse misure che proteggono chi percepisce assegni molto bassi. Ad esempio, nel 2024 è prevista una rivalutazione straordinaria per le pensioni inferiori a 598,61 euro, con una maggiorazione del 2,7%. Inoltre, chi ha almeno un contributo versato prima del 1996 può beneficiare dell’integrazione al trattamento minimo, raggiungendo così la soglia prevista.
Per chi non ha diritto all’integrazione al minimo, come nel caso dei contributivi puri, può intervenire l’Assegno sociale. Questa misura, erogata a chi ha compiuto 67 anni e si trova in stato di bisogno economico, è compatibile con pensioni basse e può integrare fino a un massimo di 534,41 euro mensili nel 2024, portando a un assegno complessivo più dignitoso per i pensionati in difficoltà.
L’incremento al milione per gli ultra settantenni
Al raggiungimento dei 70 anni, è prevista un’ulteriore maggiorazione dell’assegno chiamata “incremento al milione”, che porta il trattamento fino a 735,05 euro mensili. In alcuni casi, grazie a un meccanismo che riduce il requisito anagrafico in base agli anni di contributi, si può accedere a questo incremento già a partire dai 65 anni.
Per i lavoratori con soli contributi dal 1996 in poi, è possibile andare in pensione anticipata a 64 anni con almeno 20 anni di contributi, ma solo se l’assegno risulta essere almeno tre volte l’importo dell’Assegno sociale. Per le donne con figli, il requisito si riduce leggermente, ma l’importo deve comunque superare una soglia significativa, che nel 2024 parte da circa 1.389 euro mensili.
Limitazioni per gli assegni elevati: il caso Quota 103
Anche se non esiste un tetto massimo per l’assegno pensionistico, alcune misure flessibili pongono delle soglie temporanee. È il caso di Quota 103, che permette di andare in pensione a 62 anni con 41 di contributi, ma limita l’assegno a cinque volte il trattamento minimo fino ai 67 anni. Anche l’Ape Sociale, accessibile dai 63 anni e 5 mesi, prevede un massimo di 1.500 euro mensili.
Infine, per le pensioni molto alte, la rivalutazione annuale non si applica integralmente. Dal 2023, gli assegni superiori a quattro volte il minimo ricevono una rivalutazione parziale, che si riduce drasticamente oltre i dieci volte il minimo, arrivando al 22% del tasso d’inflazione. In passato, le pensioni superiori ai 100.000 euro lordi l’anno hanno subito tagli temporanei sotto forma di contributo di solidarietà.