INPS, “li rivogliamo tutti indietro con gli interessi”: pensionati in ginocchio per i lavoretti occasionali | Prosciugati i conti in banca

Pensioni - (cataniaoggi.it-pexels)

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I lavori passeggeri possono influire pesantemente sul calcolo finale della tua pensione e rovinarti per sempre

È bastato un piccolo incarico di quattro giorni per trasformare la vita di un pensionato friulano in un incubo burocratico. L’uomo, 66 anni, aveva accettato un lavoro come spillatore di birra durante l’Adunata nazionale degli Alpini a Udine nel 2023. Per questa prestazione occasionale, svolta con entusiasmo e senso di comunità, ha ricevuto un compenso netto di 180 euro. Una somma modesta, che tuttavia ha fatto scattare nei suoi confronti una durissima sanzione da parte dell’Inps.

Il pensionato, ex dipendente di una birreria, era uscito anticipatamente dal mondo del lavoro nel 2021 grazie alla cosiddetta “Quota 100”, il provvedimento che consente il pensionamento al raggiungimento di almeno 62 anni di età e 38 di contributi. Tuttavia, questa misura ha delle rigide limitazioni: chi ne usufruisce non può percepire redditi da lavoro dipendente fino al raggiungimento dell’età pensionabile ordinaria. Ed è proprio su questo punto che l’Inps ha fatto leva per richiedere la restituzione di un intero anno di pensione.

L’uomo ha provato a difendersi, sostenendo di essersi preventivamente informato presso gli sportelli Inps prima di accettare l’incarico. Secondo il suo racconto, gli operatori lo avrebbero rassicurato sulla possibilità di svolgere il lavoro in modo legale. Tuttavia, nessuna documentazione scritta supportava la sua versione dei fatti, e il margine di interpretazione concesso dalla normativa in vigore è risultato praticamente nullo.

L’Inps ha confermato in maniera intransigente la richiesta di restituzione di circa 29mila euro, somma corrispondente all’intero importo della pensione percepita nel 2023. Secondo quanto previsto dal decreto legge 4 del 2019, chi ha beneficiato della pensione anticipata con Quota 100 non può cumulare il trattamento con redditi da lavoro dipendente. L’unica eccezione riguarda attività di lavoro autonomo occasionale, entro il limite dei 5.000 euro annui.

Convalida del Tribunale del lavoro

A nulla è servito il tentativo di impugnare la sanzione davanti al Tribunale del lavoro. Il giudice ha infatti convalidato l’operato dell’Inps, ritenendolo conforme alla normativa vigente. L’unico margine di manovra concesso al pensionato è stato quello di ridurre l’importo delle trattenute mensili previste per il risarcimento: da 650 euro a 430 euro al mese.

Il caso ha sollevato interrogativi sull’equità e la proporzionalità della sanzione. È possibile che un lavoro di soli quattro giorni, svolto per spirito di partecipazione e con una retribuzione irrisoria, possa comportare conseguenze economiche tanto gravi? Molti osservatori ritengono che ci sia bisogno di maggiore flessibilità normativa, soprattutto in situazioni in cui è evidente la buona fede del cittadino coinvolto.

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L’Inps difende la propria posizione

Dal canto suo, l’Inps si è detta vincolata a seguire “pedissequamente la normativa”. Come spiegato dalla responsabile delle relazioni con il pubblico dell’ufficio provinciale di Udine, Anna Pontassuglia, l’Istituto non può fare eccezioni rispetto ai limiti imposti dalla legge. “Le regole sono chiare – ha dichiarato – e i pensionati che scelgono Quota 100 devono essere consapevoli delle conseguenze”.

L’ultima speranza per il pensionato resta ora l’appello. Con il sostegno di un avvocato, potrebbe tentare di dimostrare la sua buona fede e ottenere una revisione della sanzione. Tuttavia, il percorso sarà lungo e incerto, e nel frattempo l’uomo dovrà continuare a restituire mese dopo mese quella cifra spropositata. Un caso che solleva una riflessione più ampia sul rapporto tra legge, burocrazia e umanità.