Raccomandata dall’amministratore: 10 anni fa hai dimenticato questa spesa condominiale | Ora te la chiede con tutta la mora

Spesa condominiale - (cataniaoggi.it-pexels)

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Ci sono spese condominiali che ti possono chiedere di saldare dopo anni, una stangata per il bilancio familiare

In Italia, le spese condominiali non possono essere richieste in eterno, ma sono soggette a precisi termini di prescrizione previsti dalla legge. Secondo l’articolo 2948 del codice civile, il condominio ha cinque anni di tempo per recuperare le spese condominiali ordinarie e dieci anni per quelle straordinarie. Ciò significa che, trascorso questo periodo senza alcuna richiesta formale, il debito si estingue e non può più essere legalmente richiesto. Tuttavia, la prescrizione può essere interrotta attraverso specifici atti, riavviando così il conteggio del termine.

Le spese condominiali si suddividono in ordinarie e straordinarie, con diverse modalità di gestione e prescrizione. Le spese ordinarie includono la pulizia delle scale, la manutenzione degli spazi comuni, la sostituzione di lampadine e la gestione degli impianti comuni. Le spese straordinarie, invece, riguardano interventi più consistenti come il rifacimento della facciata, la ristrutturazione del tetto o la sostituzione degli impianti centralizzati. Le tabelle millesimali vengono utilizzate per stabilire la quota di partecipazione di ciascun condomino alle spese, assicurando una ripartizione equa in base alla proprietà.

Il termine di prescrizione delle spese condominiali può essere interrotto attraverso specifici atti formali che dimostrano la volontà del condominio di recuperare le somme dovute. Tra questi, l’invio di una lettera raccomandata con avviso di ricevimento, la notifica di un decreto ingiuntivo o l’avvio di un procedimento giudiziario. Ogni volta che viene inviato uno di questi atti, la prescrizione si azzera e il termine riparte da capo, offrendo al condominio più tempo per esigere il pagamento delle spese non corrisposte.

Se un condomino non salda le spese condominiali e le azioni legali risultano inefficaci, il debito viene ripartito tra gli altri condomini. Questi ultimi sono obbligati a coprire la quota del moroso in base ai propri millesimi di proprietà. Sebbene questa soluzione sia spesso vissuta come ingiusta, è prevista dalla legge per garantire la solvibilità del condominio. In alcuni casi, i condomini possono decidere di istituire un fondo comune, previa approvazione unanime, per coprire eventuali insolvenze future e gestire meglio le spese impreviste.

Cambio di proprietà: chi paga i debiti arretrati?

Nel caso di vendita o eredità di un immobile, è importante sapere che le spese condominiali arretrate possono ricadere anche sul nuovo proprietario. L’articolo 63 delle disposizioni di attuazione del codice civile stabilisce che sia il venditore che l’acquirente sono corresponsabili per i debiti condominiali relativi all’anno in corso e all’anno precedente alla vendita. Questo significa che l’amministratore del condominio può richiedere il pagamento delle somme non versate sia al vecchio che al nuovo proprietario, fino alla completa estinzione del debito.

Gli inquilini, seppur non proprietari dell’immobile, sono tenuti al pagamento di alcune spese condominiali, in particolare quelle ordinarie e gli oneri accessori. Ai sensi della legge n. 392 del 1978, l’inquilino deve contribuire alle spese per la pulizia delle scale, il funzionamento e la manutenzione ordinaria dell’ascensore, la fornitura di acqua, energia elettrica e riscaldamento, oltre ai costi per i servizi comuni. Il 90% delle spese per il servizio di portineria è generalmente a carico dell’inquilino, salvo accordi diversi con il proprietario.

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Prescrizione degli oneri accessori per gli inquilini

Per gli inquilini, i termini di prescrizione degli oneri accessori sono più brevi rispetto a quelli previsti per i proprietari. In questo caso, il periodo di prescrizione è di soli due anni, calcolati dalla data in cui il proprietario richiede formalmente il pagamento. Anche in questo caso, il termine può essere interrotto attraverso una richiesta di adempimento o una costituzione in mora. Se l’inquilino accumula debiti pari o superiori a due mensilità del canone d’affitto e il ritardo supera i 60 giorni, il proprietario ha il diritto di avviare un procedimento di sfratto.

Per evitare conflitti tra condomini, proprietari e inquilini, è fondamentale mantenere una comunicazione chiara e trasparente sulle spese condominiali. Gli amministratori di condominio devono fornire rendiconti dettagliati e aggiornati, indicando le quote dovute da ciascun condomino e le relative scadenze. Allo stesso modo, i proprietari dovrebbero informare tempestivamente gli inquilini sugli oneri accessori richiesti, così da evitare spiacevoli sorprese e possibili controversie legali. La trasparenza nella gestione delle spese condominiali contribuisce a creare un clima di fiducia e collaborazione all’interno del condominio.