Vendite online: ora anche lo Stato vuole la sua parte | Ti svuota il conto per un paio di scarpe vecchie su Vinted
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Vendite online - (cataniaoggi.it-pexels)
Adesso ti multano anche se acquisti sui siti di e-commerce, controllano quello che acuisti e vendi
Con l’entrata in vigore della direttiva Dac7, chi vende oggetti usati su piattaforme come Vinted, Wallapop, eBay o Etsy deve fare attenzione alle nuove regole fiscali. L’Agenzia delle Entrate riceverà annualmente i dati sulle transazioni effettuate dagli utenti e, in alcuni casi, potrebbe scattare l’obbligo di aprire una partita IVA. Se le vendite vengono considerate occasionali, non ci sono imposte da pagare, ma se si configurano come attività continuativa o professionale, il rischio di sanzioni è concreto.
Chi vende saltuariamente oggetti personali che non usa più non deve pagare tasse né aprire partita IVA. Tuttavia, il confine tra vendita occasionale e attività professionale non è determinato solo dall’importo guadagnato o dal numero di vendite, ma dalla natura delle transazioni. Se si acquistano oggetti con l’intento di rivenderli o se le vendite sono organizzate con frequenza, l’attività potrebbe essere considerata professionale e soggetta a tassazione.
Dal 1° gennaio 2023, le piattaforme online devono comunicare all’Agenzia delle Entrate le informazioni sulle vendite effettuate dai loro utenti. Per il 2024, la comunicazione riguarderà le vendite effettuate nel 2023, con una scadenza fissata inizialmente al 31 dicembre, poi slittata al 31 gennaio 2024. L’obiettivo è contrastare l’evasione fiscale derivante dal commercio elettronico, che spesso sfugge ai controlli tradizionali.
Secondo la normativa, il venditore è obbligato a compilare un modulo con i propri dati se in un anno solare supera 30 vendite o incassa più di 2.000 euro. Questo non significa automaticamente che dovrà pagare le tasse, ma i suoi guadagni potrebbero essere soggetti a verifica da parte dell’Agenzia delle Entrate. Se non si superano queste soglie, non è necessario fornire alcuna informazione alla piattaforma o all’amministrazione fiscale.
Quali dati raccolgono le piattaforme?
Quando un utente raggiunge una delle soglie stabilite, le piattaforme online gli richiederanno informazioni come nome, cognome, codice fiscale, data di nascita e indirizzo. Per le persone giuridiche, invece, saranno necessari partita IVA, ragione sociale e numero di identificazione fiscale. Inoltre, l’Agenzia delle Entrate riceverà dettagli sull’IBAN associato al conto e sugli importi ricevuti, facilitando così i controlli fiscali.
Vinted ha chiarito che la vendita di oggetti personali non è tassabile, anche se rivenduti a un prezzo superiore a quello d’acquisto. Tuttavia, se una persona acquista oggetti con l’intento di rivenderli, la situazione cambia e viene considerata attività commerciale, con l’obbligo di aprire partita IVA. La distinzione tra vendita occasionale e professionale è fondamentale per evitare multe o accertamenti fiscali.
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Controlli dell’Agenzia delle entrate e rischio di accertamenti
L’Agenzia delle Entrate, una volta ricevuti i dati dalle piattaforme, valuterà se l’attività di vendita è occasionale o abituale. Se verranno individuate operazioni riconducibili a un’attività commerciale continuativa, il venditore potrebbe essere obbligato ad aprire partita IVA e a versare le relative imposte. Questo non significa che chiunque venda su Vinted sarà tassato, ma che chi supera determinate soglie o opera in modo professionale sarà soggetto a verifiche più stringenti.
Per evitare problemi con il Fisco, è importante capire se la propria attività di vendita rientra nella categoria occasionale o professionale. Chi vende saltuariamente pochi oggetti usati non ha nulla da temere, mentre chi ha un’attività strutturata deve regolarizzarsi fiscalmente. Con l’aumento dei controlli automatizzati, chi non dichiara i redditi derivanti da vendite continuative potrebbe ricevere una richiesta di pagamento delle imposte arretrate, oltre a sanzioni per evasione fiscale.