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Ig Nobel per l’economia ai docenti Alessandro Pluchino, Andrea Rapisarda e Alessio Emanuele Biondo

Per avere successo in carriera occorre tanta fortuna e un pizzico di talento in più rispetto alla media. A dimostrarlo è la ricerca – dal titolo “Talent vs Luck: The Role of Randomness in Success and Failure” pubblicata su Advances of Complex Systems – realizzata dai docenti Alessandro Pluchino, Andrea Rapisarda e Alessio Emanuele Biondo dell’Università di Catania che, proprio stanotte, si è aggiudicata l’Ig Nobel 2022 per l’Economia. Un riconoscimento, messo in palio dalla prestigiosa rivista scientifico-umoristica statunitense Annals of Improbable Research che, da 32 anni a questa parte, premia i lavori improbabili che prima fanno ridere e poi danno da pensare stimolando l’interesse del pubblico generale alla scienza, alla medicina e alla tecnologia.

Ad aggiudicarsi la sezione Economia sono stati i fisici Alessandro Pluchino e Andrea Rapisarda del Dipartimento di Fisica e Astronomia “Ettore Majorana” e l’economista Alessio Emanuele Biondo del Dipartimento di Economia e Impresa dell’ateneo catanese con un articolo del 2018.

Per i docenti Pluchino e Rapisarda (allora insieme con il sociologo Cesare Garofalo) si tratta di un nuovo successo avendo già conquistato il premio Ig Nobel, ma per il Management, nel 2010.

I ricercatori etnei, nel corso della cerimonia in streaming (di solito è ospitata nel prestigioso Sanders Teather della Harvard University di Boston), dopo aver ricevuto il riconoscimento da Donna Strickland, premio Nobel per la Fisica 2018 per le sue ricerche sui lasers, hanno illustrato con un breve video il loro studio che sin da subito aveva ricevuto una notevole visibilità internazionale, oltre ad essere citato da prestigiose testate internazionali quali il MIT Technology Review, Scientific American, Sunday Times, Die Welt, Forbes e The Irish Times. Uno studio che aveva attirato anche l’attenzione della televisione coreana SBS che ha realizzato, proprio a Catania, nel 2018, un lungo servizio televisivo.

Un altro documentario è stato realizzato dal regista Mario Mele nel 2019, e gli stessi autori hanno pure scritto un libro divulgativo a seguito del lavoro scientifico, pubblicato nel 2019 da Malcor D’ Edizione dal titolo “Talento e Fortuna: gli ingredienti del successo”.
«I premi Ig Nobel vengono assegnati ogni anno, dopo essere stati selezionati su più di 10 mila nomination, da un comitato composto anche da veri premi Nobel, durante una cerimonia molto divertente, ideata proprio per avvicinare la scienza al grande pubblico, a 10 studi pubblicati su riviste prestigiose con la motivazione che devono far prima ridere e poi pensare. I risultati di questa ricerca tutta catanese potrebbero sembrare a prima vista paradossali, ma, pensandoci un po’ su, inducono a riflessioni più profonde e interessanti» spiegano i ricercatori.

«Attraverso un modello matematico ad agenti, simulato numericamente al computer, è stato quantificato il ruolo del caso nel raggiungimento del successo di un certo numero di persone dotate di un talento distribuito secondo una legge a campana, come del resto è quello del quoziente di intelligenza – spiegano -. Attraverso una dinamica molto semplice e intuitiva, abbiamo verificato come degli agenti, dotati anche di un capitale iniziale uguale per tutti, in seguito a incontri casuali con eventi positivi (che fanno raddoppiare il capitale di ognuno con una probabilità proporzionale al proprio talento) e negativi (che fanno dimezzare il proprio capitale) riescono a riprodurre la famosa legge di Pareto, per cui il 20% della popolazione possiede l’80% della ricchezza totale. Ma il risultato più interessante è stato che quasi sempre le persone che raggiungono il maggiore successo, nell’arco di una carriera di 40 anni, non sono quasi mai le persone più di talento, ma solo quelle più fortunate e con un talento poco sopra la media».

«Come dire che il talento è necessario, ma non sufficiente per avere successo. Qualcosa che del resto vediamo ogni giorno intorno a noi, nonostante si cerchi sempre di premiare i più meritevoli. Il nostro lavoro ha analizzato anche varie strategie che ridistribuiscono periodicamente delle risorse durante i 40 anni di attività e il risultato che viene fuori in maniera molto netta è che dare risorse solo a chi nel passato ha avuto più successo, premiare la cosiddetta “eccellenza” (il top 10% o 20%), non è la migliore strategia per far emergere le persone più di talento, proprio perché queste potrebbero essere state solo più fortunate» sostengono gli studiosi.

«Bisogna allora ridistribuire periodicamente risorse un po’ a tutti in maniera casuale o uniforme, anche dando poco. Solo così è possibile far emergere le persone e le idee migliori. Questo può essere più rischioso, ma è sicuramente la strategia vincente, come del resto dimostrato dalla politica di finanziamento della ricerca in Israele e come sta accadendo anche in Germania e Danimarca» concludono i ricercatori.

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Redazione