Scintille sulle pensioni, scontro sull’allungamento delle finestre per le Uscite anticipate

Anziani

Due anziani in pensione (Corporate+) Cataniaoggi.it

L’ipotesi di allungare di 6-7 mesi la finestra per le uscite anticipate dal lavoro sta generando forti tensioni non solo tra sindacati e opposizioni, ma anche all’interno della maggioranza di governo. La Lega, attraverso il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, che ha la delega alla previdenza, ha espresso un deciso rifiuto verso questa possibilità: «Non so se c’è qualcuno nella Ragioneria che cerca sempre di trovare i numeretti e quindi innalzare questa soglia», ha dichiarato Durigon, riferendosi al requisito di 42 anni e 10 mesi di contributi versati (uno in meno per le donne) necessario per accedere alla pensione indipendentemente dall’età. «Ma le finestre non si toccano».

A queste parole, ha fatto seguito una nota del Ministero dell’Economia che ha definito «fantasiose e premature» le «indiscrezioni» circolate negli ultimi giorni sulla manovra economica. Il ministro Giancarlo Giorgetti, rientrato dalle ferie, è già «al lavoro sul piano strutturale» che dovrà essere consegnato a Bruxelles e in Parlamento nel rispetto dei tempi. Questo piano, richiesto dal nuovo Patto di stabilità dell’Unione Europea, si basa sul taglio della spesa primaria e ha come obiettivo la riduzione del deficit e del debito pubblico.

Il quadro politico appare tutt’altro che pacifico. La premier Giorgia Meloni, tornata a Palazzo Chigi, ha in programma un incontro con i leader della maggioranza, Matteo Salvini e Antonio Tajani, il prossimo venerdì 30. Al centro del confronto ci saranno principalmente temi economici, con la questione delle pensioni in primo piano. L’attacco di Durigon alla Ragioneria dello Stato mette in evidenza le tensioni con le strutture tecniche che stanno lavorando a simulazioni per trovare soluzioni che comportino risparmi piuttosto che nuove spese.

La Lega continua a spingere per Quota 41, mentre l’ipotesi di allungare le finestre per le uscite anticipate porterebbe i requisiti a 43 anni e 5 mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e 5 mesi per le donne, di fatto introducendo Quota 42 e Quota 43. Questo allungamento, che oggi è fissato a tre mesi, potrebbe ritardare l’uscita di moltissimi pensionandi, stimati tra 100 mila e 200 mila.

Le reazioni non si sono fatte attendere. L’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando (PD) ha accusato il governo di «continuare a colpire i lavoratori che hanno diritto alla pensione». Gianmauro Dell’Olio (M5S) ha parlato di «ennesimo massacro sulle pensioni», mentre Raffaella Paita (Iv) ha dichiarato: «Altro che abolire la legge Fornero, la Lega è smentita dai fatti». Anche i sindacati hanno espresso la loro contrarietà. Il leader della Cisl Luigi Sbarra ha chiesto al governo di «convocare subito le parti sociali». Lara Ghiglione della Cgil ha definito «una vergogna» l’ipotesi di fare cassa sulle pensioni, domandandosi: «Se teniamo le persone in servizio così tanto, i giovani quando iniziano a lavorare?». Vera Buonomo della Uil ha reputato «inaccettabile» discutere di pensioni senza il confronto con i sindacati, considerandolo un «attacco diretto ai diritti dei lavoratori».