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Mani sui contributi dell’agricoltura, 13 arresti

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sequestrati beni, denaro e 4 aziende agricole ennesi, per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro

Le mani sui contributi all’agricoltura e truffe per aggirare l’interdittiva antimafia. Tredici gli arresti eseguiti dai finanzieri della Tenenza di Nicosia che hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Caltanissetta. Contestuale il sequestro di beni, denaro e 4 aziende agricole ennesi, per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro. Contestati dalla Dda di Caltanissetta, i reati di interposizione fittizia, truffa, falso, reimpiego di capitali illeciti, utilizzo di fatture per operazioni inestistenti. Reati commessi a Centuripe, Regalbuto, Troina, Adrano, Catania, e Randazzo.

Tra i sette destinatari della custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione denominata “Carta bianca”, c’e’ un avvocato del Foro di Catania, l’ex direttore dell’azienda silvo-pastorale di Troina; altri sei sono stati posti ai domiciliari. Sono accusati di avere fittiziamente attribuito la titolarita’ delle loro aziende e di proprieta’ immobiliari per continuare a percepire i contributi erogati nell’ambito della Pac, aggirando cosi’ l’interdittiva antimafia a loro carico. E’ stato accertato che alcuni degli indagati sono legati da rapporti di parentela a esponenti di spicco di Cosa nostra di Centuripe, Regalbuto e Troina, condannati in via definitiva per mafia.

Secondo le accuse contestate dalla procura nissena e confermate dal gip, gli arrestati sarebbero riusciti ad assicurarsi prima l’accesso ai contributi comunitari, poi, tramite la ‘ripulitura’ del denaro di provenienza illecita, come l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, a rientrare nella disponbilita’ dei loro beni. Grazie alla complicita’ dle direttore dell’espoca dell’Azienda silvo-pastorale di Troina, si sarebbero accaparrati pascoli demaniali per un totale di 1.181 ettari al fine dell’ottenimento dei contribtui pubblici, senza il rispetto delle procedure di evidenza pubblica, aggirando il codice antimafia.

I corrispettivi previsti dai contratti sono stati frazionati per eludere il codice antimafia che prevede una soglia di 150 mila euro, oltre la quale diventa obbligatorio per l’amministrazione pubblica richiedere l’informativa antimafia, che avrebbe certamente inibito l’assegnazione dei pascoli ad alcuni indagati. A tutela del settore era stato stipulato il 18 marzo 2015 tra prefettura di Messina e l’ente Parco dei Nebrodi un protocollo legalita’ divenuto poi legge nazionale. Grazie a queste linee guida e’ intervenuta la rescissione dei contratti in precedenza stupulati con l’azienda di Troina, con la conseguente perdita dei contributi pubblici.

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