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Uccisa con 40 fendenti: prima udienza,Comune Bronte parte civile

Il Comune di Bronte si e’ costituito parte civile nel processo contro Filippo Asero, il brontese di 48 anni, accusato di omicidio aggravato dalla crudelta’ e dai futili motivi della moglie Ada Rotini, uccisa con quaranta coltellate. L’atto formale oggi, in occasione della prima udienza, dopo il rinvio a giudizio, da parte dell’avvocato del Comune di Bronte, Antonella Cordaro.

“Il femminicidio non rappresenta solo una lesione dei diritti della donna, ma costituiscono una profonda ferita per la societa’ tutta”, afferma il sindaco Pino Firrarello. L’uomo la mattina dell’8 settembre del 2021 uccise a coltellate la consorte di 46 anni, originaria di Noto, perche’ dopo un anno di matrimonio aveva deciso di separarsi. I due quel giorno avevano appuntamento in Comune per l’udienza di separazione. Prima pero’ la donna ando’ a casa di Asero per portar via degli effetti personali. All’inizio ando’ tutto bene, poi, quando la donna era gia’ salita in auto, si scateno la rabbia omicida dell’uomo, che con un coltello la colpi 40 volte. Nessuno riusci’ a fermare la sua furia, neanche l’intervento di un anziano che venne ferito al braccio. La donna mori’ sotto gli occhi atterriti della sorella. Un carabiniere in borghese sentendo le urla accorse subito. Per la donna pero’ non c’era piu’ nulla da fare, ma il militare fermo’ l’assassino.

 “Tutte le donne vanno tutelate. – afferma il sindaco Pino Firrarello – Ed ogni forma di violenza va condannata. Questo efferato omicidio ha danneggiato anche l’immagine del Comune”. “Per me che nel 2012 ho fondato a Bronte il Telefono rosa – ha affermato l’assessore alle Pari opportunita’, Angelica Prestianni – e continuo a battermi a favore delle donne vittime di violenza, quanto accaduto e’ inaccettabile. La costituzione di parte civile da parte del Comune sancisce la cura condanna di una Citta”.

Nella costituzione di parte civile l’avvocato Cordaro ha scritto che quanto accaduto ha “provocato una lesione del diritto soggettivo proprio del Comune di Bronte, da intendersi quale lesione dell’interesse concreto alla salvaguardia di situazioni storicamente circostanziate, di esplicita violazione dei diritti fondamentali delle donne. La costituzione di parte civile in questo processo ha una fortissima valenza. L’omicidio di una donna non e’ solo un fatto delittuoso, ma un crimine contro l’umanita’ che mina la liberta’ e l’autodeterminazione. Pertanto l’amministrazione comunale intende manifestare il proprio disprezzo verso atti criminosi come questo come monito per la comunita’ rappresentata e a tutela della propria immagine”.

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Redazione