In soli 8 giorni, l’addetta allo sportello di un ufficio postale dell’area di Gravina di Catania, secondo l’accusa, si sarebbe appropriata di quasi mille euro, raggirando due correntisti di 79 e 59 anni. Questo l’esito, secondo le indagini effettuate dai Carabinieri della Compagnia di Gravina di Catania, condiviso pienamente dall’Autorità Giudiziaria che ha rinviato a giudizio la dipendente infedele.
Era il mese di settembre quando, un 59enne di Belpasso si è rivolto ai Carabinieri, ai quali ha denunciato di essersi recato presso l’ufficio postale in questione, dove era correntista da tanto tempo, per un investimento in buoni fruttiferi, e di esserne uscito con un ammanco di 780€ dal conto corrente. L’uomo ha spiegato ai militari i dettagli dell’operazione effettuata allo sportello, dietro al quale vi era una impiegata da lui conosciuta da diversi anni, aggiungendo che si era subito accorto dell’ammanco, ma era stato “sviato” dall’operatrice, che aveva addotto giustificazioni incoerenti, sostenendo in maniera semplicistica che il denaro era stato trasferito “da un’altra parte”.
Poiché col passare dei giorni non riusciva a venirne a capo, il 59enne, ha dunque deciso di rivolgersi ai Carabinieri che hanno avviato le indagini.
Dopo nemmeno una settimana, anche una pensionata di 79 anni, si è rivolta ai Carabinieri asserendo di essere stata truffata nello stesso ufficio postale e dalla stessa operatrice di sportello.
In questo caso, l’anziana ha raccontato di essere andata in posta per ritirare la propria pensione e quella del marito ma, una volta tornata a casa si è accorta che dall’importo totale mancavano 100€. A nulla è valso l’intervento della figlia della signora, che si è precipitata presso l’ufficio postale ed ha chiesto un controllo sull’operazione appena effettuata dalla madre. La giovane, confidando nella buona fede dell’operatrice, le ha anche fornito il proprio recapito telefonico per essere ricontattata qualora, a fine turno, i conti fossero tornati ed effettivamente quel denaro fosse stato ritrovato nelle casse dell’ufficio.
Anche in questo caso l’operatrice dello sportello ha tergiversato, asserendo di ricordarsi di aver consegnato all’anziana i cento euro in banconote da dieci euro e sostenendo che, molto probabilmente, la donna aveva smarrito il denaro nel tragitto dall’ufficio postale a casa.
I Carabinieri si sono immediatamente attivati al fine di capire le motivazioni degli ammanchi di denaro e se i due casi fossero accomunati, quindi hanno visionato le immagini del sistema di videosorveglianza dell’ufficio e hanno accertato che quanto riferito dai due denuncianti corrispondeva al vero. Nello specifico, nel caso del 59enne, la dipendente dell’ufficio postale ha effettivamente depositato la maggior parte dell’importo in un buono fruttifero ma poi, fingendo di far apporre al cliente la prevista firma per quell’operazione di cassa, gli ha fatto in realtà siglare un prelievo in contanti di 780€ – mai richiesto dal cliente- che ha, poi, tenuto per sé.
Nel secondo caso, invece, approfittando della confusione presente nell’ufficio postale, la sportellista ha consegnato alla pensionata 100€ in meno sulla pensione. L’anziana, pur essendosi accorta subito dell’ammanco, per non causare ulteriore intralcio alla lunga coda di utenti, ha deciso di contare il denaro una volta giunta a casa, assieme alla figlia e al marito, quindi è uscita dall’ufficio dopo aver riposto le pensioni nella borsa e averla ben chiusa.
Le indagini condotte dall’Arma sono state così rapide e chiare, che hanno consentito all’Autorità Giudiziaria di rinviare subito a giudizio l’impiegata postale che, in qualità di incaricato di un pubblico servizio, è stata accusata oltre che di truffa anche di peculato.