In Provincia

Terra bruciata: “azzerato il gruppo mafioso dei Sangani”

“Terra bruciata e’ una operazione imponente perché di fatto azzera il gruppo mafioso dei Sangani inquadrato all’interno del clan Laudani e che opera sull’area etnea del Randazzese”. Lo ha detto il Comandante provinciale di Catania dei carabinieri Rino Coppola ai giornalisti. “Dalle indagini – ha aggiunto l’ufficiale – è emerso un quadro molto ampio e variegato di attività criminali che venivano poste in essere dal gruppo sul territorio. Sono emerse inoltre delle interferenze del gruppo mafioso sull”amministrazione comunale riferibili alle elezioni del 2018. In ragione di quanto emerso dalle indagini, tre amministratori locali tra attuali e passati, sono indagati. In questo caso le ipotesi di reato sono quelle di scambio elettorale politico mafioso”.

L’operazione, secondo la ricostruzione, avrebbe consentito di individuare i componenti di un gruppo mafioso operante nel territorio di Randazzo ed inquadrato nel clan Laudani.

Nelle indagini dei carabinieri, vede tra gli indagati anche il sindaco di Randazzo Francesco Giovanni Emanuele Sgroi, l’attuale presidente del consiglio comunale Carmelo Tindaro Scalisi e l’ex consigliere comunale nella precedente amministrazione – anch’essa guidata da Sgroi – Marco Stigliolo.  A tutti è tre è stata notificata una informazione di garanzia ed un invito a presentarsi ad un interrogatorio in Procura.

Le indagini avrebbero fatto emergere in occasione delle elezioni amministrative del Comune di Randazzo del 2018 anche le interferenze del gruppo criminale sull’amministrazione comunale. Secondo le accuse i tre indagati “avrebbero accertato, in cambio di voti portati da appartenenti al gruppo mafioso, di elargire utilità consistite in posti di lavoro in alcuni alcuni casi anche la fruizione di alloggi popolari”.

Un particolare reso noto dai carabinieri per sottolineare la mafiosità degli indagati coinvolti: ‘Messina’ e ‘Denaro’, così uno degli arrestati nell’operazione ‘Terra bruciata’, Samuele Portale, aveva chiamato i suoi due cani con chiaro riferimento al superlatitante Matteo Messina Denaro.

L’inchiesta vede complessivamente 34 indagati accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, associazione finalizzata al traffico di droga, detenzione illegale di armi e munizioni e concorso in violazione di domicilio aggravata da violenza sulle cose a mezzo di incendio. Anche i reati non legati all’associazione mafiosa sono comunque aggravati dal metodo mafioso.

Tra i metodi utilizzati dal clan, c’è anche il famoso pizzino ‘cercati l’amico buono’ e una bottiglia con liquido infiammabile, un segnale chiaro della richiesta estorsiva del clan Laudani. I carabinieri sono riusciti a rilevare una dinamica estorsiva che persisteva da lungo tempo, intercettando un soggetto insospettabile, subito dopo aver riscosso circa 4mila euro da un imprenditore randazzese.

Quest´ultimo, in passato, era già stato vittima di pressanti richieste e di una serie di danneggiamenti. I Sangani avevano un controllo, capillare e asfissiante, di solide attività economiche, anche attraverso l´imposizione di assunzioni di alcuni sodali del clan in quelle ditte. Così come era particolare il controllo del territorio esercitato dagli affiliati, i quali, dopo il passaggio delle forze dell´ordine, avrebbero chiesto alle persone del paese i motivi della presenza delle stesse acquisendo dettagliate informazioni al riguardo.

Questi i 21 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Catania: Salvatore Sangani, 58 anni; Francesco Sangani, 36; Samuele Portale, 34; Pietro Pagano, 41; Vincenzo Lo Giudice, 57; Giovanni Farina, 37; Salvatore Crastì Saddeo, 46; Michael Sangani, 27; Marco Portale, 40; Francesco Gullotto, 44; Fabrizio Rosta, 31; Vincenzo Gullotto, 48; Giuseppe Costanzo Zammataro, 59; Giuseppe Sciavarello, 42; Alfredo Mangione, 54; Daniele Camarda, 51; Salvatore Bonfiglio, 32; Salvatore Russo, 26; Christian Cantali, 25; Francesco Rapisarda, 47; Antonino Lupica Tonno, 21.

Share
Published by
Redazione