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Borsellino: i bimbi colorano via D’Amelio

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Meloni: "con Falcone simboli che mi hanno spinto a fare politica". Carrà: "lo Stato c'è e saprà garantire a ogni individuo un'esistenza dignitosa e libera"

C’e’ Nino Agostino, il papa’ dell’agente di polizia Vincenzo ucciso dalla mafia assieme alla moglie Ida. E’ qui con la sua lunga barba che non tagliera’ fino a quando “non avremo la verita’ sull’omicidio di mio figlio”, con il bastone e nonostante i 35 gradi che alle 11 arroventano via D’Amelio, dove il 19 luglio 1993 cosa nostra uccise il giudice Paolo Borsellino e 5 agenti di scorta.

C’e’ anche Antonio Vullo, unico poliziotto superstite dell’attentato. Ma soprattutto ci sono tanti bambini, ragazzi e ragazze che, sotto il sole cocente, colorano la strada con nastri multicolor e grandi bandiere della Pace. Allestiti davanti al palco, inoltre, numerosi tendoni con tavoli di lavoro tematico dedicati sempre ai giovani. Trova riparo sotto l’albero dinanzi al civico 21 anche don Luigi Ciotti che approfitta dell’ombra fornita dall’Ulivo diventato un vero simbolo di pace. Mentre si susseguono le persone, semplici cittadini, che lasciano un messaggio e fanno una foto.

“Ho cominciato a far politica quando uccisero Paolo Borsellino, a poche settimane dall’omicidio di Falcone, e il tema di quell’esempio di uomini delle istituzioni consapevoli dei rischi e che nonostante tutto fanno il loro lavoro rimane uno degli elementi piu’ simbolici che mi hanno spinto fare politica”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dopo la riunione in prefettura a Palermo, dove ha presenziato al Comitato per l’ordine e la sicurezza insieme al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

“Sono passati trentuno anni, ma non si è ancora rimarginata la profonda ferita inferta alla Sicilia e all’Italia intera dalla strage di via D’Amelio, nella quale vennero barbaramente uccisi il giudice Paolo Borsellino e i ragazzi della sua scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Senso dello Stato e della giustizia, dignità e rettitudine, accompagnati da un impegno indefesso contro ogni tipo di mafia e di illegalità, hanno reso il dottor Borsellino un esempio che rimarrà indelebile nella nostra storia. Per onorare davvero la sua memoria dobbiamo impegnarci, tutti quanti, ognuno nel proprio ruolo, nel portare avanti quelli che erano i suoi valori. E, allo stesso tempo, dobbiamo pretendere che venga fatta piena luce su quegli anni bui, perché senza verità non potrà mai esserci giustizia, come ci ricordano le famiglie delle vittime alle quali esprimo tutta la mia vicinanza”. Lo dice il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, in occasione dell’anniversario dell’eccidio del 19 luglio 1992, in via D’Amelio a Palermo.

“Oggi commemoriamo Paolo Borsellino, le donne e gli uomini della sua scorta che sono stati brutalmente uccisi solo perché avevano deciso di stare dalla parte giusta, quella dello Stato, di combattere per una terra senza giustizia, di lottare per la libertà. Oggi lo Stato, gli uomini delle istituzioni, devono mantenere l’impegno preso dai nostri magistrati eroi e continuare a lottare con armi capaci di radicare un cambiamento come l’istruzione, l’arte, la vicinanza ai territori da troppo tempo abbandonati al loro destino”.

Lo dichiara Anastasio Carrà, deputato della Lega. “L’idea che lo Stato c’è e saprà garantire a ogni individuo un’esistenza dignitosa e libera, perché questo è il patrimonio che Borsellino ha lasciato a tutti noi. Un ringraziamento alla magistratura che presta quotidianamente un servizio per garantire la legalità nel Paese, alle nostre forze dell’ordine per la tutela dei cittadini e un grazie ai volontari e a tutte quelle persone che con il loro prezioso contributo lottano per riscattare quei territori in cui la vita sembra per tutti uguale, troppo amara per essere sopportata e troppo dura per poter sperare”, conclude il siciliano.

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