“Se sarà condannato e avrà attenuanti per la confessione o il beneficio per il percorso della giustizia riparativa” l’assassino di Giulia Tramontano “fra liberazione anticipata e misure alternative o libertà condizionale, potrebbe uscire dal carcere dopo una decina di anni, come è già accaduto ad altri”. Così in una intervista al Fatto Quotidiano Sebastiano Ardita, ex consigliere del Csm e oggi procuratore aggiunto a Catania.
La riforma Cartabia, spiega ancora, “prevede che sin dal primo atto l’indagato deve essere informato della facoltà di accedere a percorsi di giustizia riparativa. Dal momento che la giustizia riparativa è una cosa seria e presupporrebbe una elaborazione della propria condotta, oltreché la certezza della responsabilità penale – prosegue – ritengo che sia improponibile che immediatamente dopo l’arresto si possano avviare questi percorsi, anche per rispetto delle vittime dei reati. È offensivo, oltreché pericoloso, che un indagato per violenza sessuale o per omicidio, possa chiedere di incontrare la vittima o i parenti prima ancora del processo”.
Rispetto alle riforme annunciate da Nordio, Ardita commenta: “Il reato di abuso non ha dato grande prova di sé in termini di condanne, ma può essere un reato-spia di corruzione e di altre fattispecie gravi. Il traffico di influenze contrasta un malcostume che rende a volte difficile ai cittadini accedere a ciò che loro spetta senza passare dal clientelismo. In generale, mi sembra impensabile tenere fuori dal contrasto penale il perseguimento di interesse privato da parte di chi svolge una funzione pubblica”.