Ancora attese nel centrodestra sulle liste elettorali. Mancano all’appello sempre Fi, Fdi e centristi di ‘Noi moderati’, sia sui collegi uninominali che su quelli proporzionali. L’unica a chiudere sui maggioritari la Lega. Continuano a singhiozzi le trattative in casa azzurra tra veleni e malumori diffusi, per le probabili esclusioni di molti parlamentari, anche della vecchia guardia.
I tempi, dunque, riferiscono, potrebbero allungarsi per il deposito della griglia dei nomi, previsto entro oggi alle ore 20. C’è chi scommette, infatti, che ci vorrà un’altra notte di contrattazioni, e questa potrebbe essere davvero dei lungi coltelli, per uscire dallo stallo attuale. Secondo gli ultimi boatos è più facile che si trovi una quadra.
I maldipancia, raccontano, si registrerebbero non solo in Veneto e Basilicata dove continua a tenere banco il caso Casellati-Bernini, ma anche nel Lazio, in Campania e in Sicilia. Ci sarebbero, quindi, ancora vari nodi da sciogliere. Basta una casella a far saltare tutto il resto. A creare difficoltà ci sarebbe sempre l’incrocio uomo-donna. Ma il vero problema di questa tornata, più che mai penalizzata dal taglio dei parlamentari, almeno tra gli azzurri, è quello dei ‘catapultati’, ovvero quei deputati e senatori in cerca di un ‘posto al sole’ lontano dal proprio territorio elettorale.
L’ultima grana, raccontano, sarebbe scoppiata in Sicilia: dove, sarebbero previsti vari ‘paracadutati’, appunto, in seggi considerati sicuri (visto che i sondaggi nell’isola sono favorevoli per il partito e la coalizione), a discapito di candidati locali, uscenti o meno. Tra i ‘dirottati in Regioni diverse da quelle di origine, si fanno, in particolare, i nomi di Stefania Craxi, attuale presidente della commissione Esteri del Senato, e dell’ex ministro dell’Ambiente del Berlusconi quater, Michela Vittoria Brambilla (quest’ultima rientrerebbe tra i 15 uninominali ‘garantiti’ da Fratelli d’Italia ai centristi di ‘Noi moderati’).
Malgrado i sondaggi positivi, i seggi blindati sono pochi rispetto agli aspiranti. A Catania, per esempio, la ‘base’ sarebbe in rivolta perchè a rischio ci sarebbe la candidatura di Marco Falcone. Con una nota diffusa in queste ore i sindaci e gli amministratori hanno chiesto al commissario regionale Gianfranco Miccichè e a Silvio Berlusconi di occuparsi del caso.