L’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Micciche’, ha risposto alle domande del Gip del tribunale di Palermo Rosario Di Gioia, che all’inizio della settimana gli aveva imposto il divieto di dimora a Cefalu’, per una vicenda legata all’uso indebito dell’auto blu, nel momento in cui era a capo del Parlamento dell’Isola.
icciche’ avrebbe ammesso alcuni fatti storici riportati nell’ordinanza, che riguarda anche il suo ex autista, Maurizio Messina, al quale e’ stato imposto l’obbligo di dimora a Palermo e Monreale (Palermo). Nonostante abbia ammesso quel che non puo’ negare, perche’ documentato dalla Guardia di finanza con osservazioni, foto e video, l’esponente di Forza Italia ha negato di avere percezione dell’illiceità di quanto commesso, ad esempio a proposito del trasporto, sull’auto di servizio, del suo gatto, che doveva essere portato dal veterinario con urgenza perche’ “gravemente malato”.
“Non ho fatto un uso illegittimo dell’auto blu. Ne sono convinto. Se poi mi contestano il fatto di avere fatto accompagnare il mio gatto dal veterinario perché stava malissimo, allora sono disposto ad andare in carcere. Il mio gatto viveva in simbiosi con me, Quando stava male mia figlia mi disse di mandarle subito il gatto. Tutte le altre cose sono inesistenti o molto discutibili. La storia del gatto è l’unica ‘forzatura’”.
Lo ha detto all’Adnkronos Gianfranco Miccichè dopo essere stato interrogato dal gip nell’ambito dell’inchiesta per peculato e truffa in concorso, insieme con il suo autista Maurizio Messina, accusato di truffa, per l’uso illegittimo dell’auto blu in dotazione come ex Presidente dell’Ars. Dice di avere fatto “delle ammissioni” ma sempre nella convinzione che “l’auto fosse sempre nella mia disponibilità”.
“Che io faccia morire un animale perché mi devo prima studiare la legge, non esiste – dice – peraltro su questo argomento ho dimostrato che il regolamento dell’Ars mi consente di avere l’atteggiamento che ho avuto io è assegnata a me non per due giorni o tre ma sempre, come è scritto nella delibera. Se la delibera è sbagliata o no, non lo so, ma non esiste qualcosa di illecito che io abbia fatto. Considero quello che ho fatto lecito. con la certezza che quello che facevo fosse avallato dai signori dell’Ars”.