In Sicilia

Il capomafia Matteo Messina Denaro è morto

Il capomafia Matteo Messina Denaro è morto nella notte all’ospedale San Salvatore de L’Aquila, dove era ricoverato da agosto. Messina Denaro, le cui condizioni di salute pesantemente compromesse a causa di un tumore al colon, si erano aggravate venerdì quando era entrato in coma irreversibile. Tra le ultime volontà del boss, 62enne, il rifiuto dell’accanimento terapeutico e così i medici hanno interrotto l’alimentazione parenterale che lo aveva tenuto in vita nelle ultime settimane.

Messina Denaro, arrestato il 16 gennaio in una strada laterale a una clinica oncologica di Palermo dove si stava recando per un ciclo di chemioterapia sotto falso nome, non ha mai lasciato l’ospedale del capoluogo abruzzese dall’ultimo intervento, effettuato nei primi giorni di agosto, a causa di una occlusione intestinale. A L’Aquila negli ultimi giorni era arrivata anche la sua legale e nipote, Lorenza Guttadauro.

Dagli Stati Uniti alla Germania, fino all’Argentina. La morte nella notte del boss mafioso Matteo Messina Denaro trova ampio risalto sui principali siti internet di tutto il Mondo. La Cnn titola: “Il boss mafioso ‘Diabolik’ muore in custodia dopo quasi 30 anni di latitanza”. Sky News Uk, annuncia sul proprio sito: “È morto il boss mafioso siciliano Matteo Messina Denaro. Messina Denaro è stato condannato per numerosi reati, incluso per il suo ruolo nella pianificazione degli omicidi del 1992 dei procuratori antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”.

Per il Guardian Matteo Messina Denaro “l'”ultimo padrino” della mafia siciliana è morto dopo una lunga malattia. Il boss di Cosa Nostra era latitante dal 1993 ed era stato arrestato a gennaio mentre era in ospedale”. In Francia il prestigioso Le Monde titola sul sui sito: “La morte del boss mafioso Matteo Messina Denaro, ex latitante più ricercato d’Italia. Affetto da un cancro incurabile, questo fedelissimo di Totò Riina, direttamente coinvolto in diverse decine di omicidi, è stato arrestato il 16 gennaio a Palermo senza opporre resistenza, dopo tre decenni trascorsi nella clandestinità”.

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Redazione