Matteo Messina Denaro è ricoverato nell’ospedale San Salvatore dell’Aquila. Lo si apprende da fonti sanitarie. Il boss mafioso è stato trasferito dal carcere, dove si trova al 41 bis, al reparto di chirurgia con imponenti misure di sicurezza. “Non sarebbe in imminente pericolo di vita”, fanno sapere fonti dell’ospedale dell’Aquila. Il Boss sarebbe affetto da un tumore al colon in forma grave ed aggressiva, al quarto stadio.
Per lui è necessario un nuovo ricovero al nosocomio aquilano. Le sue condizioni sono peggiorate, a detta degli avvocati che lo assistono. I difensori, viste le condizioni di salute in peggioramento del super latitante, ne hanno richiesto il ricovero immediato presso una struttura ospedaliera, per gestire da lì il cancro.
“Non voglio fare il superuomo e nemmeno l’arrogante, voi mi avete preso per la mia malattia”. Lo ha detto ai pm nel corso di un interrogatorio Matteo Messina Denaro. Il verbale è stato depositato oggi. Il capomafia ha raccontato che fin quando ha potuto ha vissuto rinunciando alla tecnologia, sapendo che sarebbe stato un punto debole. Ma poi ha dovuto cedere.
“Il mafioso riservato è tipo un altro argomento di legge, se vogliamo dire, farlocco, come il ‘concorso esterno’, io preferirei, se fosse una mia decisione: tu favorisci… il favoreggiamento prende da 4 a 5 anni, se favorisci un mafioso sono 12 anni; meglio così: si leva il farlocco di torno”. Lo dice, durante un interrogatorio il boss Matteo Messina Denaro rispondendo ai pm che gli chiedevano di Andrea Bonafede, accusato di essere un uomo d’onore riservato e di aver prestato al padrino l’identità. Il capomafia critica sia la definizione di uomo d’onore riservato che il concorso esterno in associazione mafiosa.
“Io mi sento uomo d’onore ma non come mafioso. Cosa nostra la conosco dai giornali”. Ha detto Messina Denaro. “La mia vita non è stata sedentaria, è stata una vita molto avventurosa, movimentata”, ha detto ammettendo la latitanza e di aver comprato una pistola, ma di non averla mai usata e di non aver fatto omicidi e stragi.
Senza esitazioni il boss Matteo Messina Denaro interrogato dai magistrati, ha detto: “Una cosa fatemela dire. Forse è la cosa a cui tengo di più. Io non sono un santo…ma con l’omicidio del bambino non c’entro”.
Poi sul famoso commento della famosa chat audio in cui, il boss era fermo nel traffico per le commemorazioni della strage di Capaci: “Io non è che volevo offendere il giudice Falcone, non mi interessa… Il punto qual è? Che io ce l’avevo con quella metodologia di commemorazione. Allora, se invece del giudice fosse stato Garibaldi, la mia reazione sempre quella sarebbe stata, perché non si possono permettere di bloccare un’autostrada per decine di chilometri: cosi vi fate odiare”.
Ai magistrati, per spiegare il cambio di passo sulla gestione della latitanza il 13 febbraio scorso ha citato il proverbio ebraico: “se vuoi nascondere un albero piantalo in una foresta”. “Ora che ho la malattia e non posso stare più fuori e debbo ritornare qua…”, si è detto dopo aver scoperto di avere il tumore “allora – ha raccontato – mi metto a fare una vita da albero piantato in mezzo alla foresta, allora se voi dovete arrestare tutte le persone che hanno avuto a che fare con me a Campobello, penso che dovete arrestare da due a tremila persone: di questo si tratta”.
Ma, ha precisato, in paese in pochi conoscevano la sua vera identità. “A Campobello mi sono creato un’altra identità: Francesco”. “Giocavo a poker, mangiavo al ristorante, andavo a giocare”, ha spiegato. Una vita normale per passare inosservato.