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Processo Open Arms: Salvini a rischio condanna, chiesti sei anni per sequestro di persona

I pubblici ministeri di Palermo chiedono una condanna a sei anni per Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona per aver bloccato 147 migranti sull’Open Arms nel 2019. “Obbligato a farli sbarcare”, dichiarano i pm. L’ex ministro reagisce: “Colpevole di aver difeso l’Italia.” La requisitoria al processo Open Arms contro Matteo Salvini si è conclusa con la richiesta dei pubblici ministeri di sei anni di carcere per il leader della Lega. L’accusa, rappresentata dalla procuratrice aggiunta Marzia Sabella e dai sostituti Gery Ferrara e Giorgia Righi, sostiene che nel 2019, quando Salvini era ministro dell’Interno, egli avesse l’obbligo di permettere lo sbarco dei 147 migranti soccorsi in mare, cosa che invece avrebbe deliberatamente impedito. “È dimostrata la penale responsabilità dell’imputato per i reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio,” afferma Sabella, aggiungendo che il ministro agì “in spregio delle regole”.

Durante la requisitoria, i pm hanno smontato la linea difensiva di Salvini, che ha dichiarato sui social di aver “difeso i confini dell’Italia”. In aula, però, i magistrati hanno ricordato che “le convenzioni internazionali sono chiarissime: non si può invocare la difesa dei confini senza considerare la tutela della vita umana in mare.” L’accusa ha citato anche le parole dell’ex premier Giuseppe Conte, che ha descritto il clima politico del 2019 come “incandescente” in vista di una possibile competizione elettorale, suggerendo che la decisione di Salvini di bloccare i migranti fosse motivata da ragioni politiche più che da una vera necessità di difesa nazionale. “Il muro nel Canale di Sicilia fu solo una mossa politico-elettorale,” ribadiscono i pm.

Salvini ha risposto alle accuse con un video sui social: “Follia, mi dichiaro colpevole di aver difeso l’Italia e gli italiani.” Il suo legale, Giulia Bongiorno, ha dichiarato che il 18 ottobre interverrà per difendere la “linea politica del governo” di allora, contestando che l’accusa si basi su un attacco alla politica dei porti chiusi e non su basi giuridiche. Durante la requisitoria, i pm hanno smontato uno ad uno gli slogan di Salvini: “A bordo dell’Open Arms non c’era alcun terrorista, non c’era neanche il sospetto,” ha detto Sabella. “La Ong spagnola operò nel rispetto delle regole, non ci fu alcun trasferimento illegale di migranti.” Inoltre, è stato dimostrato che il blocco della nave non fu necessario per la redistribuzione dei migranti in Europa, poiché il premier Conte aveva già ottenuto la disponibilità di alcuni Paesi europei ad accoglierli.

Secondo i pm, questo non è un processo politico: “Il provvedimento di diniego del porto sicuro è un atto meramente amministrativo, pertanto sindacabile dall’autorità giudiziaria.” Un’ulteriore stoccata è stata riservata a Matteo Piantedosi, attuale ministro dell’Interno ed ex capo di gabinetto del Viminale, per aver tentato di diluire le responsabilità di Salvini durante la sua deposizione in aula.

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Redazione