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Proposta sui condannati, poi il dietrofront

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"E' una nuova salva corrotti"

Spunta un emendamento al decreto anticipi a firma del senatore di Fratelli d’Italia Salvo Pogliese che chiede di cancellare l’incompatibilità con incarichi nelle amministrazioni locali per chi ha subito una condanna, anche non passata in giudicato, per reati contro la pubblica amministrazione come il peculato o la concussione.

M5s e Pd insorgono contro la norma che, accusa il capogruppo pentastellato in Senato, Stefano Patuanelli: “E’ una nuova salva corrotti”. “Una scelta contraria a ogni logica di legalità”, accusa il Dem Francesco Boccia che si chiede se Meloni sia al corrente dell’iniziativa e annuncia battaglia. Ma poi arriva il dietrofront di Pogliese che – ancor prima della probabile tagliola dell’inammissibilità – annuncia il ritiro della proposta e si giustifica dietro a un “errore materiale” nella stesura della proposta emendativa. Puntualizzando che l’ipotesi “non risponde alla linea di FdI”.

“Li abbiamo beccati con le mani nella marmellata – commenta il leader M5s Giuseppe Conte – e la vergogna li ha sopraffatti e hanno dovuto annunciare il ritiro dell’emendamento”. A onor del vero la proposta, sottoscritta oltre che da Pogliese anche da altri tre parlamentari siciliani del partito della Meloni (Raoul Russo, Carmela Bucalo e Salvatore Sallemi) ha creato da subito qualche imbarazzo tra i Fratelli. Con più di qualcuno che nei corridoi di Palazzo Madama si è affrettato a spiegare che non era una scelta concordata; in ogni caso, è la convinzione, pur volendo affrontare la questione dell’applicazione della legge Severino a sentenze non passate in giudicato si tratta di un tema che non può essere affrontato via emendamento in un collegato alla manovra.

Poi è arrivato il dietrofront del senatore Pogliese, ex sindaco di Catania e che ha subito una condanna per spese pazze all’Assemblea Regionale siciliana, confermata in appello nel maggio scorso.

“Gli emendamenti – puntualizza Pogliese in una nota – avevano l’esclusiva finalità di eliminare l’inconferibilità ai consiglieri comunali, assessori e sindaci, nei due anni successivi al termine del loro mandato, di incarichi nelle società partecipate dello stesso Ente in cui erano stati eletti” ma “per un mero errore materiale è stato previsto anche l’art. 3, e per questo motivo così come scritto il testo non era concordato con il partito o con il gruppo e non rappresenta la linea di Fratelli d’Italia. Pertanto, ho provveduto all’immediato ritiro dell’emendamento”.

Una retromarcia che, però, secondo i pentastellati potrebbe durare poco. “Siamo soddisfatti del risultato – osserva Riccardo Ricciardi – in attesa della prossima occasione in cui questo governo e questa maggioranza ci riproveranno”.

 

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