Renna, “la politica, con la P maiuscola, è quella che non lascia indietro nessuno”
“La fraternità fa fiorire i rapporti sociali; e d’altra parte il prendersi cura gli uni degli altri richiede il coraggio di pensarsi come popolo. Ci vuole coraggio per pensarsi come popolo e non come io o il mio clan, la mia famiglia, i miei amici. Purtroppo questa categoria – ‘popolo’ – spesso è male interpretata e, ‘potrebbe portare a eliminare la parola stessa ‘democrazia’ (‘governo del popolo’). Ciò nonostante, per affermare che la società è di più della mera somma degli individui, è necessario il termine ‘popolo’ , che non è populismo. No, è un’altra cosa: il popolo. In effetti, ‘è molto difficile progettare qualcosa di grande a lungo termine se non si ottiene che diventi un sogno collettivo’. Una democrazia dal cuore risanato continua a coltivare sogni per il futuro, mette in gioco, chiama al coinvolgimento personale e comunitario. Sognare il futuro. Non avere paura”. Lo ha detto Papa Francesco nel suo discorso in occasione della visita pastorale a conclusione della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia a Triste.
Il cardinale presidente della Cei, Matteo Zuppi: “vogliamo aiutare la democrazia viva del nostro Paese e dell’Europa, non quella del benessere individuale, ma quella del bene comune, che è stare bene tutti”. E assicura che i cattolici italiani “non sono una lobby in difesa di interessi particolari e non diventeranno mai di parte”. L’orgoglio cattolico rinasce dunque a Trieste in queste Settimane Sociali che hanno messo al centro il grande tema della democrazia. Orfani da decenni della Dc, sparsi in tutte le formazioni politiche, hanno sofferto in questi anni per quella che è stata considerata una irrilevanza nella vita politica del Paese.
“La politica, con la P maiuscola, è quella che non lascia indietro nessuno”. A ricordarlo è stato l’Arcivescovo di Catania e Presidente del Comitato Organizzatore delle Settimane Sociali, mons. Luigi Renna, nel suo discorso di saluto a Papa Francesco giunto nella città friulana per concludere i lavori dell’importante assise della Chiesa italiana. Rivolgendosi proprio al Pontefice, nel Centro congressi, il presule ha ricordato che proprio la politica, per i cattolici, “è espressione alta della carità, servizio al bene comune. In questi giorni – ha quindi spiegato al Papa – ci siamo incontrati con oltre mille delegati delle Diocesi italiane; con rappresentanti di associazioni e movimenti che vivono la loro testimonianza nella società civile; con numerosi partecipanti di questa città accogliente… tutti insieme abbiamo trovato qui il luogo per riscoprirci popolo che è pronto a ripartire”. “Si apre ora il tempo della responsabilità – ha poi concluso mons. Renna – per far sì che la vita democratica non lasci indietro nessuno e non smetta di essere inclusiva e rispettosa della dignità di ciascuno”.
Papa Francesco, ricorda quanto detto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, proprio all’apertura dello stesso evento della Cei, il Papa ha sottolineato che la democrazia “non coincide semplicemente con il voto del popolo”.
“Nel frattempo a me preoccupa il numero della gente ridotta che è andata votare. Che significa questo?”. La democrazia “esige che si creino le condizioni perché tutti si possano esprimere e possano partecipare”. Il Pontefice è preoccupato soprattutto dall’ondata populista che sembra attraversare tutte le principali democrazie del mondo: “la partecipazione non si improvvisa: si impara da ragazzi, da giovani, e va ‘allenata’, anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche”. Quindi l’appello ai cattolici a scendere in campo: “Non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata. Ciò significa non tanto pretendere di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico. Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere privilegi. Dobbiamo essere voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce. Tanti, tanti non hanno voce”.