In Sicilia

Schifani: “non c’è nessun buco di bilancio”

“La Corte dei conti non ha contestato la Sicilia, ma ha impugnato un decreto legislativo firmato dal presidente del Consiglio e dal capo dello Stato nel 2019, contestandone la legittimita’ davanti alla Corte costituzionale. Il decreto numero 159 che all’articolo 7 consente di spalmare l’eventuale debito in 10 anni. Sostiene invece la Corte che bisognerebbe farlo in 3 anni. In questo caso nascerebbe la necessita’ di coprire 866 milioni, ma non e’ un buco”.

Lo ha detto in una intervista al “Corriere della Sera” il governatore della Sicilia Renato Schifani, che conclude: “Mi chiedo come mai la Corte dei conti non abbia impugnato la norma l’anno scorso. Se la ritiene incostituzionale, poteva farlo ben prima del mio arrivo”.

“Pur nel rispetto della Costituzione, che prevede la possibilità per le regioni di invocare maggiore autonomia, ritengo che prima occorra una omogenizzazione degli aspetti infrastrutturali ed economici del Paese. Su questo, mi sento più vicino a Emiliano e De Luca che a Zaia e Fontana. Non solo per le coordinate geografiche legate alle condizioni sociali del nostro Mezzogiorno, ma anche per quanto dicono e fanno. Ci incontreremo lunedì a Milano con gli altri presidenti. E parleremo”.

Il governatore della Sicilia Renato Schifani sul tema dell’autonomia finanziaria differenziata ha detto: “Zaia e Fontana fanno battaglie per il loro territorio esaltando una capacità tributaria maggiore, ma su alcune funzioni essenziali, come scuola e sanità, non possono esistere professori e medici più pagati e quindi più motivati al Nord, a scapito del Sud. Se in passato gli amministratori del Sud non hanno fatto buon utilizzo delle risorse pubbliche non possono essere i cittadini di oggi e di domani a subirne le conseguenze. Questi ultimi hanno gli stessi diritti ad ottenere prestazioni omogenee”.

“Parlo di perequazione infrastrutturale del Paese. Di assenza di aree industriali, di alta velocità che non c’è. E del trasporto aereo, una vergogna che si specchia nel caro biglietti di questi giorni perché Ita e altri fanno cartello. Ma Ita è vettore a capitale pubblico. Inaccettabili biglietti da 500 euro a persona. Famiglie vessate – continua – Il diritto alla mobilità non può essere diverso da Milano a Palermo. E poi c’è il tema dell’insularità, oggi introdotto in Costituzione, essenziale in una riforma dell’autonomia, ma assente nella bozza del ministro Calderoli, che dovrò incontrare al più presto. Le regioni del Sud hanno diritto a misure compensative per la marginalità geografica, sociale e quindi economica”.

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Redazione