Al termine di una accesa controversia e di una notte di riconteggi da parte della Commissione elettorale nazionale, Antonio Seminario e’ stato eletto Gran maestro del Grande oriente d’Italia, la principale organizzazione massonica italiana. E’ la prima volta che un calabrese viene eletto al vertice del Goi.
La vittoria e’ stata attribuita per soli 26 voti, ed il verdetto ha ribaltato un precedente conteggio – non ufficiale – frutto della somma dei voti nelle singole regioni, che attribuiva la vittoria per soli 15 punti a Leo Taroni, imprenditore di Ravenna, il quale, alla guida della lista “Noi insieme”, aveva incentrato la sua campagna elettorale sulla lotta alle infiltrazioni mafiose nelle logge. Alle 5:00 del mattino di oggi, dopo una notte lavoro, la Commissione elettorale centrale ha dunque attribuito a Seminario 6.369 voti, pari al 46,09 per cento del totale. In favore di Taroni sono stati validati 6.343 voti, pari al 45,90 per cento; e al barese Pasquale La Pesa 688 voti, pari al 4,98 per cento.
Sostenuto dal Gran maestro uscente, il toscano Stefano Bisi, Seninario ricopriva gia la carica di Gran maestro aggiunto del Goi. Nato a Crosia, in provincia di Cosenza, il 5 febbraio del 1958, egli risiede a Rossano, dove ha sede la sua loggia di appartenenza, la “Francesco Galasso”. Da notare il fatto che circa la meta’ dei voti da lui ottenuti sono stati raccolti proprio in Calabria e in Sicilia, mentre Taroni e’ stato il piu’ votato in Sardegna e in tutto il centro-nord, tranne che in Umbria.
La proclamazione della vittoria di Seminario ha provocato, tuttavia, reazioni aspre da parte dei sostenitori di Taroni, al punto che sembra ormai scontata l’apertura di lunghe procedure di ricorso interne, mentre numerose voci invocano una scissione del Goi. La lista “Noi insieme” annuncia infatti un immediato ricorso alla giustizia interna all’associazione, ma anche ricorso alla magistratura ordinaria, in base all’articolo 700 del Codice di procedura civile, per cercare di ottenere in via d’urgenza la sospensione della proclamazione e l’annullamento dell’elezione. Alcuni dei sostenitori di Taroni, pero’, non escludono nemmeno il ricorso alla giustizia penale.