Si chiama “Borgata”, questo è il nome dell’operazione dei carabinieri coordinati dalla Procura di Catania, dove sono stati eseguiti 19 misure cautelari, 15 in carcere a 4 agli arresti domiciliari.
Le indagini sono scattate nel novembre del 2019 per concludersi nel 2021 e in questo arco temporale, i militari del comando provinciale di Siracusa, hanno svelato la scalata del clan Borgata che, oltre a controllare le piazze di spaccio del loro quartiere, Santa Lucia, avrebbe allargato la gestione in altre zone, imponendosi, inoltre, come unico referente per il rifornimento di cocaina dalla Calabria attraverso azioni di fuoco e attentati dinamitardi e incendiari.
Le indagini dei carabinieri sono servite per capire come il gruppo, servendosi di droni, pilotati da remoto, avrebbe provato a far entrare droga e telefonini, nascosti in alimenti sottovuoto, nel carcere di Siracusa. Dagli accertamenti sono emersi anche episodi di violenza, tra cui pestaggi ai danni di chi non pagava gli stupefacenti, incendi di auto o attentati a colpi di fucile, come nel caso di un commerciante.
Al termine delle perquisizioni sono stati sequestrati circa 6 mila euro in contanti, oltre 7 chili di droga, soprattutto cocaina, circa 5 chili di marijuana e hashish, 9 armi, un drone e 4 cellulari criptati.
Il drone, in particolare, e’ stato sequestrato dai carabinieri intervenuti nel momento in cui due degli indagati, mentre sostavano a 270 metri dalla casa circondariale Cavadonna di Siracusa, avevano appena legato all’apparecchio un involucro contenente tre telefoni cellulari di piccolissime dimensioni con l’intento di recapitarli oltre le mura dell’istituto penitenziario.
Altri quattro smartphone criptati e involucri di cocaina e hashish erano stati nascosti dentro calamari o barrette di cioccolata che stavano per essere consegnati a una ditta di spedizione per farli recapitare a vari detenuti della casa circondariale. L’attivita’ investigativa ha confermato che il gruppo, avvaledonsi del carisma criminali del suo vertice, non avrebbe esitato a compiere aggressioni e danneggiamenti al fine di recuperare i crediti vantati nei confronti degli acquirenti.
Talora questi ultimi avrebbero consegnato agli spacciatori la propria carta prepagata sulla quale mensilmente era accreditato il reddito di cittadinanza fornendone anche il codice Pin a garanzia della copertura del credito. E’ peraltro emerso che all’organizzazione, accusata di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e spaccio, aveva la disponibilita’ di armi, e cio’ ha consentito alla Direzione distrettuale antimafia e al gip di contestare l’aggravante del carattere armato dell’associazione.