Impresa ardua quella di spremere succhi inediti da una serie di foto che ritraggono Vittorio Sgarbi, fotografato e filmato ogni giorno da trent’anni al punto da mescolare vita privata e vita pubblica. Dalla TV alla rete, dai giornali ai social la sua immagine si diffonde e si moltiplica ovunque.
Solo l’occhio partecipe e affettuoso di Nino Ippolito poteva vincere la sfida di raccontare un Vittorio Sgarbi inedito facendo emergere il senso più intimo e profondo dell’ubiquità sgarbiana.
«Ippolito – dice Sgarbi – ha fatto un reportage di decine di nostri viaggi nel Mondo, dall’Albania al Sud Africa, dall’Albania alla Eritrea, riprendendo con aria scanzonata, a parte la mia presenza da protagonista, anche circostanze tragiche e complesse, come quelle che abbiamo vissuto in Egitto o in Eritrea. Il tutto con grande efficacia e sensibilità pittorica, da fotografo che vuole commentare l’esistente».
Nino Ippolito nel suo stile cattura un dettaglio, una smorfia, un gesto all’apparenza banale ma genuino, spontaneo. Soprattutto rubato. Sono foto scattate in flagranza del fatto, senza che il soggetto ripreso abbia consapevolezza di essere osservato e fotografato.
Del resto, è davvero difficile fotografare Vittorio Sgarbi, soprattutto se si cerca la posa, la pulizia della forma, il perfetto taglio di luce. Si muove sempre con molta velocità, gesticola parecchio. Più che riprenderlo, la macchina fotografica deve sorprenderlo. Nasce così «Sgarbeide», ovvero questa sequela di fotogrammi scomposti delle vite sgarbiane. Che sono tante, tutte imprevedibili, passando da una sala d’infermeria a una barca sul Nilo, da una polverosa mulattiera dell’Eritrea alle ovattate stanze di un museo di Parigi. Con accompagnatori di ventura che sono vittime e al tempo stesso complici, prima fra tutti la compagna Sabrina Colle. Inseguendo le tante, troppe cose da vedere e da fare, perché come ama dire ossessivamente Vittorio: «Sbrighiamoci, perché stiamo morendo tutti».
Ecco, «Sgarbeide» è un giro sull’Ottovolante delle rocambolesche vite sgarbiane, tra precipizi e dure salite, tra ironia e disincanto, tra stupore e fatica, ansiosi di arrivare alla meta. E altrettanto ansiosi per un nuovo viaggio.
La mostra che è ospitata nei prestgiosi locali del Convitto delle Arti Noto Museum sarà aperta dal 27 maggio al 27 giugno salvo proroghe vista la popolarità del critico d’arte particolarmente amato dalla gente per la sua preparazione, generosità e spontaneità.