l centrodestra rilancia l’elezione diretta delle Province, ma manca l’accordo sulle candidature
Il centrodestra è al lavoro per reintrodurre l’elezione diretta nelle ex Province, ma l’accordo sulle candidature è ancora lontano. Il vertice di maggioranza tenutosi a Palazzo d’Orleans ha messo in luce una convergenza di intenti: nessuno vuole le elezioni di secondo livello, che darebbero troppo potere ai consiglieri comunali dei capoluoghi di provincia. Tuttavia, le tensioni interne impediscono di raggiungere un’intesa solida.
Un disegno di legge è già pronto e si basa su due sentenze della Corte costituzionale, consentendo di ripristinare il voto popolare. L’obiettivo è trasmetterlo oggi all’ARS per incardinarlo in Commissione Affari Istituzionali, presieduta da Ignazio Abbate, il quale aveva già espresso scetticismo nei giorni scorsi. Abbate aveva dichiarato che “in queste condizioni sicuramente non si può andare a votare”.
Le divisioni all’interno della coalizione sono evidenti su più fronti, sia per quanto riguarda le liste unitarie sia per la presidenza dei Liberi Consorzi. Raffaele Lombardo, pur rimanendo fedele alla coalizione, sta raccogliendo i dissidenti di Schifani. Ad Agrigento, Totò Cuffaro non sembra disposto a cedere la presidenza dell’ente provinciale, provocando malumori tra esponenti di Fratelli d’Italia, MPA e Forza Italia.
La situazione è simile anche in altre province, come Ragusa, dove la DC di Abbate e Fratelli d’Italia si contendono la leadership. A Siracusa, vari esponenti di FdI e MPA ambiscono alla presidenza, e scenari simili si ripetono a Caltanissetta, Enna e Trapani. La coalizione di centrodestra non è ancora riuscita a trovare una soluzione definitiva, ma nel frattempo punta a velocizzare l’iter per l’elezione diretta, cercando di indire le elezioni entro il 15 dicembre.
Questa scadenza potrebbe rimettere in discussione anche le elezioni dei sindaci delle città metropolitane. A Messina, il centrodestra non sembra intenzionato a investire molte energie, temendo di perdere contro Cateno De Luca. A Palermo, si parla della possibile candidatura di Marcello Caruso, vicino al governatore Schifani, mentre a Catania gli autonomisti e i leghisti, guidati da Luca Sammartino, puntano alla poltrona attualmente occupata da Enrico Trantino.
Parallelamente, la coalizione ha raggiunto un accordo di massima sulla cosiddetta “manovrina” di fine anno. Gli emendamenti della maggioranza saranno raccolti in un maxiemendamento che ridurrebbe il ruolo dell’Assemblea regionale. Il presidente dell’ARS, Gaetano Galvagno, è incaricato di raccogliere le proposte dell’opposizione, con un’attenzione particolare a limitare gli emendamenti del gruppo di Cateno De Luca. Tuttavia, questa strategia potrebbe riservare delle sorprese per Schifani, data la complessità e le tensioni all’interno dell’Aula.