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Riforma province addio, verso elezioni di secondo livello

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Le ex Province regionali oggi Liberi consorzi e Città metropolitane, andranno al voto ma con elezioni di secondo livello, quelle mai tenute fino ad ora e previste dalla legge Delrio. La riforma delle province, per il momento, non sarà riproposta e della rinascita degli organi intermedi eletti del popolo si riparlerà in seguito.

La scelta è stata presa
A confermare che il dado è tratto è stato il presidente della regione siciliana Renato Schifani a margine di un evento catanese al quale ieri ha preso parte anche il Ministro Adolfo Urso “La riforma del sistema elettorale nelle ex Province è un capitolo chiuso. Se ne riparlerà quando il Parlamento nazionale approverà questa riforma. Intanto, alla scadenza dei commissariamenti daremo attuazione alla legge Delrio, perché siamo tenuti a farlo” ha detto Schifani, rispondendo ai giornalisti a margine della visita dello stabilimento 3Sun a Catania.

La scelta nata anche dentro Forza Italia
La scelta di non riproporre la riforma subito in queste condizioni è maturata nel fine settimana dopo che anche frange di Forza Italia si sono espresse chiaramente in questo come già aveva fatto Fratelli d’Italia. Non si tratta di una scelta politica ma di buon senso tesa ad evitare che dopo undici anni di vuoto questi enti continuino a restare senza guida politica.

Un passaggio verso la pacificazione nella coalizione
Si tratta di un altro passaggio nel percorso che il presidente della regione ha intrapreso verso la pacificazione interna del centrodestra. Non perché ci sia una avversione chiara e diretta verso al riforma piuttosto perché una forzatura con una riproposizione immediata poteva suonare come una sfida e portava con se una serie di rischi che la coalizione non può assolutamente permettersi più.

Si attenderà Roma
Per riproporre una riforma, dunque, Palermo attenderà che da Roma si abroghi proprio la legge Delrio così come più volte auspicato e coma da impegni romani. un passaggio che, peraltro, casserà ogni residuo rischio di incostituzionalità e di impugnativa della successiva norma regionale a patto che la legge che sarà varata dal parlamento nazionale non imponga nuovi vincoli che possano essere considerati dalla Corte Costituzionale come “grande riforma di sistema”.

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