Sicilia: mentre il Pil cresce, ci sono due Finanziarie per affrontare le sfide

La Sicilia adotta una strategia innovativa per l’approvazione dei documenti economici del 2025 e del triennio 2025-2027: due diverse leggi finanziarie. Da un lato, la legge di stabilità proposta dal governo regionale insieme al bilancio di previsione, che prevede interventi per circa mezzo miliardo di euro. Dall’altro, la Finanziaria-bis, ideata per accogliere emendamenti di iniziativa parlamentare, soprattutto delle opposizioni, con l’obiettivo di evitare impugnative dal governo nazionale. La Finanziaria-bis, già approvata in Commissione Affari Istituzionali e ora in discussione in Commissione Bilancio, serve a snellire il processo legislativo inserendo norme ed emendamenti non compatibili con la manovra principale. Tra questi, alcune disposizioni precedentemente impugnate, come quella sull’impiego dei forestali per lo spegnimento degli incendi, vengono riproposte in forma rivista.

Intanto, la battaglia sulla legge di stabilità si è aperta in Commissione Bilancio, dove i pentastellati hanno criticato il progetto del governo Schifani di creare un’Agenzia per la promozione degli investimenti. Secondo il deputato M5S Nuccio Di Paola, si tratterebbe di un “carrozzone inutile” che rischia di appesantire ulteriormente il bilancio regionale. Gli emendamenti soppressivi presentati, insieme a una proposta per ubicare l’agenzia nei Comuni delle aree a rischio ambientale, sono stati bocciati.

Sul fronte economico, il rapporto Svimez evidenzia una crescita del PIL siciliano del 2,2% nel 2023, superiore alla media del Mezzogiorno (1,3%) e del Centro-Nord (0,5%). Tuttavia, permangono criticità significative. Il mercato del lavoro ha registrato un aumento dell’occupazione, soprattutto nel settore delle costruzioni (+48,1%), ma il precariato rimane elevato con il 38% dei siciliani considerati “non occupati” (scoraggiati, disoccupati, part-time involontari). Il fenomeno dello spopolamento colpisce duramente, con Palermo e Messina che hanno perso oltre 50.000 abitanti ciascuna dal 2011, mentre Catania mostra una lieve crescita demografica. Negli ultimi due anni, circa 30.000 giovani laureati hanno lasciato l’isola, contribuendo al depauperamento del capitale umano.

Nonostante le difficoltà, il rapporto Svimez individua opportunità di sviluppo, come il rafforzamento del settore agroindustriale e la digitalizzazione delle filiere produttive. Un esempio positivo è rappresentato dalla gigafactory Enel di Catania, che dovrebbe generare quasi 3.000 nuovi posti di lavoro e un valore aggiunto di 240 milioni di euro l’anno, dimostrando il potenziale di una Sicilia innovativa e proiettata verso il futuro. La sfida resta quella di coniugare sviluppo e coesione sociale, superando le debolezze strutturali e sfruttando al meglio le nuove opportunità.