Sicilia verso il ripristino del voto diretto nelle Province: scontro tra maggioranza e opposizioni

La commissione Affari Istituzionali dell’Assemblea Regionale Siciliana (Ars), presieduta da Ignazio Abbate della Democrazia Cristiana, ha avviato l’esame del disegno di legge per reintrodurre il voto diretto nelle ex Province siciliane. Il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per lunedì, con la prossima riunione della commissione prevista per martedì, quando il testo sarà approvato. Questa iniziativa segue un vertice di maggioranza convocato dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, dove è stata confermata la volontà di procedere con la riforma per ripristinare il voto diretto nelle Province. In base al piano attuale, la riforma potrebbe essere attuata entro il 15 dicembre, evitando così che le elezioni provinciali si svolgano con il sistema di secondo livello previsto dalla legge Delrio, in uso nel resto d’Italia.

Il disegno di legge è composto da sette articoli. Oltre alla reintroduzione del suffragio universale, prevede che entrambi i generi siano rappresentati nelle giunte provinciali, in linea con le disposizioni già in vigore per i Comuni. Il numero di consiglieri varia: saranno 25 nei consorzi con meno di 400.000 abitanti e 30 in quelli con popolazione superiore. Nelle città metropolitane, i consigli provinciali avranno 35 membri per le aree con meno di un milione di abitanti e 40 per quelle con popolazione superiore. Il sistema elettorale sarà proporzionale e garantirà che almeno un terzo dei candidati nelle liste appartenga a un genere diverso. Le elezioni si terranno in occasione del primo turno elettorale primaverile e si applicheranno le norme vigenti per gli amministratori locali, adattate alle ex Province regionali.

La decisione ha scatenato dure critiche da parte delle opposizioni. Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva al Senato, ha accusato il centrodestra di voler “giocare sporco”. Ha fatto riferimento alla modifica costituzionale approvata per la Regione Friuli-Venezia Giulia, che ha ripristinato l’elezione diretta dei presidenti delle Province, e ha espresso timori che, in Sicilia, si stia procedendo senza una visione chiara e a scapito della stabilità politica. Le opposizioni ritengono che il ritorno al voto diretto potrebbe creare caos nella gestione delle Province, e vedono il prolungamento dei commissariamenti come un atto ingiustificato e potenzialmente anticostituzionale.

Dalla maggioranza, invece, arrivano risposte a difesa della riforma. Marco Falcone di Forza Italia ha invitato alla calma, affermando che la decisione rispetta quanto stabilito dalla Corte Costituzionale e che la Sicilia ha il diritto di adottare un sistema elettorale che rifletta la volontà dei cittadini. Ha accusato le opposizioni di fomentare paure ingiustificate e di ostacolare una riforma necessaria per restituire alle Province il loro ruolo democratico.

Il dibattito resta aperto, con le opposizioni pronte a valutare eventuali ricorsi. Se la legge sarà approvata come previsto, il voto diretto nelle ex Province siciliane potrebbe tornare già dalla primavera del 2024, segnando un ritorno al modello di governance abbandonato con la legge Delrio. I prossimi giorni saranno cruciali per capire se ci sarà una mediazione tra le diverse forze politiche o se lo scontro continuerà a dominare la scena all’interno dell’Ars.