Carburante, file davanti alle stazioni di servizio

File di automezzi e moto in attesa di comprare carburante sono presenti a Catania davanti le stazioni di servizio, con il gasolio e la benzina venduti mediamente a oltre due euro e 25 centesimi.

L’assalto all’approvvigionamento di carburante fa seguito alla protesta annunciata dai benzinai contro il caro carburanti che da lunedì 14 marzo resteranno aperti mattina e pomeriggio, ma terranno al buio gli impianti self service durante il servizio notturno.  Sull’escalation senza sosta dei listini dei carburanti dovranno intervenire la magistratura e l’Antitrust. Lo annuncia Francesco Tanasi, segretario nazionale Codacons. Il Codacons presenta infatti un esposto alle 9 Procure della Repubblica siciliane e all’Autorità garante della concorrenza chiedendo di indagare sugli abnormi rincari dei prezzi di benzina e gasolio alla pompa e su possibili speculazioni in atto a danno di consumatori e imprese.

In questi giorni i listini dei carburanti venduti presso i distributori sono letteralmente fuori controllo, – spiega l’associazione- con la benzina che in modalità self viaggia verso i 2,3 euro al litro e costa in media il 39,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2021, mentre il gasolio sale addirittura del +51,3%. Aumenti la cui entità non appare giustificata né dalle attuali quotazioni del petrolio, né da riduzioni delle forniture sul territorio legate alla guerra in Ucraina, senza contare che benzina e gasolio venduti oggi presso i distributori sono stati acquistati mesi fa, a prezzi sensibilmente inferiori.

“Non esiste una motivazione tecnica per cui questi carburanti siano così costosi, il mercato ha alzato i prezzi in maniera irragionevole e lo stanno pagando le nostre imprese”. Non usa giri di parole il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ospite di SkyTg24 Progress, parlando dell’impennata del costo del carburante. Basti pensare che in Italia la benzina ha sfondato i 2,2 euro per litro. “I prezzi dell’energia stanno crescendo in maniera assolutamente scollegata dalla realtà dei fatti. Siamo in presenza di una colossale truffa che viene dal nervosismo del mercato ed è fatta a spese delle imprese e dei cittadini”, ha sottolineato.

Cingolani ha anche avanzato una proposta: “Se mettiamo un tetto ai prezzi blocchiamo questa spirale speculativa. È necessario stabilire un prezzo massimo oltre il quale gli operatori europei non possono andare, è fondamentale. Chiunque esporta gas non può fare i conti senza l’Europa: serve un costo appetibile da non affossare il mercato; si può discutere intorno ad una cifra di 80 euro megawatt/ora che è già il doppio di quanto pagavamo un anno fa. Se lo fa uno stato da solo è un mercato troppo piccolo; se lo fa la Ue no. E se fisso il prezzo del gas, fisso anche il prezzo per l’ energia elettrica”.

Sempre a proposito del gas russo, il Ministro ha aggiunto che “negli ultimi giorni abbiamo dato in media circa 1 miliardo di euro al giorno per l’acquisto di gas, tutta l’Europa alla Russia, forse più di quanto costi la guerra a Putin. Ed è la dimostrazione evidente che i mercati seguono concezioni proprie. Paghiamo errori storici per non aver diversificato la nostra dipendenza dal gas e la spinta di un falso ambientalismo che ha ridotto in modo incomprensibile, il modo di sfruttare il nostro gas sul nostro territorio”.

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Redazione