Confisca da cinque milioni al “delfino degli Ercolano”

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Ammonta a circa 5 milioni di euro il valore dei beni confiscati dai militari del Gico della Guardia di finanza di Catania, con il supporto dello Scico di Roma, a Antonio Tomaselli di 56 anni, meglio conosciuto negli ambienti come “penna bianca” per il colore dei capelli, ritenuto dagli investigatori responsabile operativo del clan mafioso Santapaola Ercolano, attualmente detenuto al regime del 41 bis.

La Procura di Catania guidata da Carmelo Zuccaro lo ritiene il delfino degli Ercolano. Secondo l’accusa, Tomaselli, avrebbe gestito ‘la carta’ del clan Santapaola-Ercolano dal 2016 al novembre 2017 quando e’ stato arrestato dal Ros con alla guida il maggiore Antonio Parillo, che all’epoca dei fatti, ha spiegato che le indagini avevano permesso di documentare, l’ascesa al vertice del reggente operativo del clan Santapaola- Ercolano di Antonio Tomaselli e la struttura di cosa nostra catanese, divisa con gruppi e sottogruppi.

Durante un intercettazione avvenuta il 5 gennaio 2017,  gli investigatori hanno contezza, che Antonio Tomaselli assume la reggenza del clan. Creando delle fibrillazioni interne al gruppo. La conferma arriva, quando un responsabile di San Giovanni Galermo, su richiesta di Tomaselli, chiede ad un pezzo da novanta del Clan Santapaola la consegna della “carta”,  secondo gli inquirenti, il documento in cui veniva annotata la contabilità del clan.

Il provvedimento è stato emesso su richiesta della Procura distrettuale su indagini del nucleo di Polizia economico-finanziaria. Riguarda quote societarie e compendio beni aziendali di una fabbrica di prodotti in calcestruzzo per l’edilizia di Misterbianco e un’autorimessa con garage nel centro del capoluogo etneo.

In particolare, con riferimento alla società di Misterbianco, sottolinea in una nota la Procura di Catania, “le risultanze investigative hanno consentito di porre in luce la ‘mafiosità’ dell’impresa, sotto un duplice profilo: frutto dell’attività illecita del destinatario della confisca e occasione di reimpiego dei proventi delle attività delittuose” ed essersi “imposta sul mercato per le forniture di calcestruzzo a discapito di imprese concorrenti proprio in ragione del ruolo apicale nel contesto criminale catanese del suo ‘socio occulto'”.

Il Tribunale di Catania, nella sentenza con cui è stata disposta la misura di prevenzione personale e la confisca del patrimonio, ha osservato che il destinatario del provvedimento “è stato riconosciuto, con sentenza passata in giudicato, appartenente al clan Santapaola dal 2002 al 2004” ed è coinvolto in inchieste per “associazione a delinquere di tipo mafioso ed estorsione aggravata da metodo mafioso, per cui è stato anche destinatario di ordinanza di custodia cautelare in carcere”.

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Alfio Musarra

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