Tornano a salire i ricoveri ospedalieri di pazienti Covid e toccano a livello nazionale, nei reparti ordinari, la soglia di allerta fissata al 15%. Un campanello d’allarme, dal momento che proprio l’occupazione degli ospedali è uno dei parametri fondamentali per il monitoraggio dell’epidemia. L’occupazione delle terapie intensive è invece, per ora, sotto la soglia nazionale di allerta del 10%, con l’unica eccezione della Calabria.
A preoccupare è inoltre l’aumento dei casi giornalieri che oggi si riavvicinano a quota 100mila, un numero registrato l’ultima volta lo scorso 22 marzo e, prima ancora, lo scorso 8 febbraio. Mentre si mantiene alto il numero delle vittime, ben 177. La fotografia della situazione degli ospedali italiani, aggiornata al 28 marzo, arriva dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). L’occupazione dei posti nei reparti di ‘area non critica’ da parte di pazienti Covid, segnala dunque l’Agenas, risale al 15% in Italia (un anno fa era al 43%) e nelle ultime 24 ore cresce in 9 regioni, superando in sette il 20%. Si tratta di Abruzzo (21%), Calabria (34%), Umbria (32%), Basilicata (28%), Sicilia (25%), Marche (23%) e Puglia (21%).
“E’ evidente che in Italia i casi di contagio da Covid-19, anche se in incremento, siano sottostimati. C’è un confronto con la Germania, che ha visto 5 milioni di casi nei 28 giorni precedenti il 23 marzo, con 5mila morti. Noi, nello stesso periodo, avevamo dichiarato 1 milione e 400mila casi e 4.500 morti. È dunque evidente che ci sia qualcosa che non va già da questo confronto, visto che l’andamento in crescita è stato un andamento di casi del tutto comparabile ma non per quanto riguarda i numeri”. Lo ha detto l’ex direttore di malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, ospite di ‘Agorà’ su Rai 3. “Abbiamo avuto tutti quei morti comparabili a quelli della Germania- ha precisato Galli- un numero di casi inferiore in un momento comunque in cui i nostri casi crescevano. Probabilmente non crescevano abbastanza in termini di definizione reale di caso”.
“E’ un dato di fatto che Omicron 2 si sta mostrando rapidamente in grado di sostituire Omicron 1, con una velocità che delta e alfa non avevano”. Per questo “si sta velocemente, non gradualmente, sostituendo alla 1 e sostiene in tutta Europa un nuovo incremento di casi di Covid-19. E quando i casi sono tanti, anche se la variante non è particolarmente cattiva, corrispondono a un aumento di ospedalizzazioni, anche in intensiva”.
“Questa frettolosità, non solo italiana, nel dire ‘è passato tutto’ – ha aggiunto Galli – corrisponde al fatto che qualcuno in politica ha pensato di avere un profitto nel dare una rassicurazione generalizzata a parte dell’elettorato. Ma credo in questo momento ci sia ancora ragionevolmente da considerare la tutela della salute, oltre all’esigenza di aprire”. Tanto più che “sappiamo che sulla variante omicron, sia 1 che 2, la capacità del vaccino di contenere l’infezione è limitata”. A questo si aggiunge il fatto che molti casi non sono registrati: “a fronte di una malattia blanda ma che impone una serie di complicazioni, tra isolamento e tamponi, il risultato è che abbiamo molti più casi di omicron di quanti ne sono dichiarati ufficialmente. Purtroppo – ha concluso – credo sia quasi certo. Alzi la mano se c’è qualcuno dei presenti che non conosce almeno un amico o un parente che ha avuto omicron senza dichiarare la positività”.
“Questa frettolosità, non solo italiana, nel dire ‘è passato tutto’ – ha aggiunto Galli – corrisponde al fatto che qualcuno in politica ha pensato di avere un profitto nel dare una rassicurazione generalizzata a parte dell’elettorato. Ma credo in questo momento ci sia ancora ragionevolmente da considerare la tutela della salute, oltre all’esigenza di aprire”. Tanto più che “sappiamo che sulla variante omicron, sia 1 che 2, la capacità del vaccino di contenere l’infezione è limitata”.
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