“Ormai si vive di retroscena e qualcuno pensa di trasformare i giornali in pizzini…”. È caustico Ruggero Razza, assessore regionale della Salute e tra i fondatori di #DiventeráBellissima oggi confluito in FdI, mentre lo raggiungiamo al telefono è in direzione Palermo per presiedere una riunione sulla emergenza covid e le quarte dosi.
Possiamo scambiare due battute sulla politica?
“Basta che non mi fate litigare con nessuno…”, risponde.
Assessore non pensa che stia scadendo il tempo massimo per fare partire la campagna elettorale in Sicilia?
“Senza dubbio siamo in ritardo e non dovrebbe esserci un solo motivo perché per il governo parla il suo fatturato che dovrebbe inorgoglire tutti. Siamo purtroppo, invece, succubi di due letture contrapposte che dividono le valutazioni degli esponenti della nostra coalizione. Alcuni ritengono che il centrodestra sia talmente forte da poter candidare chiunque e vincere le elezioni. Altri, invece, ritengono che solo la continuità amministrativa e di governo con la conferma del presidente Musumeci sia, nel quadro unitario, il punto di partenza per costruire un nuovo successo elettorale e proseguire il risanamento della Regione. Io sono per la seconda tesi e la mia non è una posizione di parte ma di buon senso”.
Su quali basi si fonda la sua opinione?
“Potrei risponderle: basta leggere i numeri della nostra azione – nel momento più difficile della storia recente – e guardare i sondaggi. Ma in realtà è molto più complesso il mio giudizio. Chi fa leva sulla forza autonoma della coalizione non tiene in considerazione due variabili: gli avversari e l’immagine di divisione che in questi ultimi mesi è stata alimentata ad arte. Una immagine che sarebbe solo acuita sconfessando il lavoro comune di questi anni. Il combinarsi di questi due fattori rischia oggettivamente di fare implodere le liste della coalizione che se in partenza sono forti, potrebbero diventarlo molto meno”.
Provi ad essere un po’ più chiaro.
“Mettiamola così. Chi ha un minimo di esperienza nella formazione delle liste sa che i partiti le compongono con tre tipologie di candidati: quelli che corrono per essere eletti, quelli che si spendono per contribuire ad un risultato comune e su quello determinare una propria esperienza nelle istituzioni e, in ultimo, coloro che credono nel proprio simbolo e si candidano per spirito di genuina militanza. Le due variabili di cui le ho detto rischiano di fare saltare la seconda fascia di candidati e, per effetto di questo depauperamento, sarà più complesso formare liste competitive perchè diminuirà la forza attrattiva della coalizione. Conseguenza? L’opinione di chi pensa che sostituire il presidente sia un fattore neutro affogherà nella cruda realtà dei numeri. E resta in sottofondo la domanda più ricorrente: cosa si rimprovera al presidente uscente?”
Dicono sia divisivo…
“Non mi pare che sia l’opinione maggioritaria. E poi che vuol dire? Un presidente può essere onesto o disonesto, capace o incompetente… anche perché l’espressione divisivo sembra essere una valutazione caratteriale o poco altro. Diciamoci la verità: alcuni sostengono che Nello ha un atteggiamento molto rigido. E quindi? Io penso che tutti dovremmo essergliene grati perché è dietro questa apparente rigidità che si è costruita l’impermeabilità della istituzione ad ogni possibile pressione”.
Che un governo non si faccia guidare dall’esterno però è quasi il minimo sindacale!
“Ci siamo già dimenticati cosa è stato il governo eterodiretto? È comprensibile che a sinistra facciano di tutto per nascondersi non al fallimento di Crocetta, ma alla sua gestione mediata da potentati, tuttavia … i siciliani ricordano chi ha aperto a ogni genere di lobby e chi ha tenuto chiuse le porte al malaffare”.
Cosa accadrà nei prossimi giorni?
“Mi aspetto buonsenso e voglia di vincere, penso si debbano deporre le asce di guerra e comportarsi in modo responsabile come una coalizione che, anche di fronte alla crisi di governo nazionale, ha le carte in regola per cambiare il futuro dei cittadini italiani. Il campo largo ne uscirà male dalla rottura tra Conte e Draghi. E nessuno può pensare che una sconfitta in Sicilia non abbia effetti sul voto nazionale o che la scelta di un diverso candidato da parte di chi ha governato per cinque anni con lui non sia oggettivamente un atto di debolezza e di autoreferenzialità: è solo l’anticamera della sconfitta!”.