L’ibernazione millenaria è finita: si risvegliano creature dimenticate del Pleistocene | Già riprese le loro normali funzioni biologiche

Fossili nel ghiaccio (Pixabay) CataniaOggi

Clamorosa scoperta degli scienziati che può rivoluzionario il mondo che conosciamo. Dopo l’ibernazione tornano in vita. 

L’ibernazione, un fenomeno biologico di straordinaria complessità, rappresenta uno stato di quiescenza profonda in cui alcuni organismi entrano per sopravvivere a condizioni ambientali avverse. A differenza del letargo, che implica una riduzione meno drastica delle funzioni vitali, l’ibernazione comporta un rallentamento metabolico estremo, con una diminuzione significativa della temperatura corporea e dell’attività cerebrale.

Il ghiaccio, con la sua capacità di preservare la materia organica, ha svolto un ruolo fondamentale nella conservazione dei fossili. Molti resti di animali preistorici, come mammut e rinoceronti lanosi, sono stati scoperti in condizioni eccezionali nel permafrost, il terreno perennemente ghiacciato delle regioni artiche. Questi fossili, intrappolati nel ghiaccio per millenni, offrono una finestra unica sul passato.

Il cambiamento climatico, con il conseguente scioglimento dei ghiacciai e del permafrost, sta portando alla luce un numero crescente di fossili. Questa scoperta, se da un lato offre opportunità straordinarie per la ricerca scientifica, dall’altro solleva preoccupazioni legate al rilascio di gas serra intrappolati nel ghiaccio.

La distinzione tra ibernazione e letargo è cruciale per comprendere i meccanismi di adattamento degli animali. Mentre il letargo è una strategia di sopravvivenza comune a molte specie, l’ibernazione è un fenomeno più raro, che richiede un adattamento fisiologico complesso.

Riportare in vita animali estinti

La possibilità di riportare in vita animali estinti, un tempo confinata alla fantascienza, sta diventando un tema di acceso dibattito scientifico. La scoperta di DNA ben conservato in fossili congelati, come quelli di mammut e rinoceronti, ha alimentato la speranza di poter clonare queste creature preistoriche.

Tra i pro, la “de-estinzione” potrebbe offrire l’opportunità di studiare da vicino specie estinte, comprendere meglio l’evoluzione e persino ripristinare ecosistemi danneggiati. I contro, però, sono significativi: la tecnologia di clonazione è ancora imperfetta, il DNA antico è spesso frammentato e degradato, e l’impatto ambientale del ritorno di specie estinte è incerto.

DNA (Pixabay) CataniaOggi

Si risvegliano esseri preistorici

Nel cuore del permafrost siberiano, un enigma biologico ha sfidato le leggi del tempo: i rotiferi bdelloidi, microscopici organismi tornati in vita dopo 24.000 anni di ibernazione. Questi “zombie” del Pleistocene, risvegliati dai ricercatori russi, hanno non solo ripreso le funzioni vitali, ma si sono anche riprodotti autonomamente.

La chiave della loro resilienza risiede nella criptobiosi, uno stato di sospensione metabolica estrema, e nella produzione di proteine crioprotettive che proteggono le cellule dal gelo. La scoperta di questi organismi, prelevati da strati di permafrost a 3,5 metri di profondità, apre nuove frontiere nella criobiologia e nella biotecnologia, con potenziali applicazioni nella conservazione di materiale biologico e nella medicina rigenerativa.