Le crisi eruttive dei vulcani al centro della Conferenza Alfred Rittmann
Le recenti crisi eruttive scaturite dai vari vulcani presenti sulla Terra con particolare attenzione ai vulcani attivi italiani. Su questi temi di particolare interesse scientifico e anche d’attualità vulcanologica si sono confrontati nei giorni scorsi, al Monastero dei Benedettini, oltre 300 ricercatori provenienti da tutto il mondo in occasione della quinta edizione della Conferenza Alfred Rittmann, l’appuntamento scientifico più rilevante su scala nazionale in ambito vulcanologico.
Ad organizzarlo l’Associazione Italiana di Vulcanologia, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, l’Università di Catania e l’International Association of Volcanology and Chemistry of the Earth’s Interior col patrocinio della Società Geologica Italiana e del Parco dell’Etna.
«Ancora una volta Catania, e il suo ateneo, ha ospitato una conferenza di particolare importanza scientifica, in questo caso la Conferenza Alfred Rittmann dedicata al vulcanologo svizzero che negli anni ’60 ha operato anche a Catania, dove è stato professore di Vulcanologia e direttore dell’Istituto Vulcanologico universitario» ha detto il rettore Francesco Priolo in apertura dei lavori alla presenza del prof. Marco Viccaro (presidente dell’Associazione Italiana di Vulcanologia), della dott.ssa Francesca Bianco (direttrice della Struttura Vulcani dell’Ingv), del dott. Patrick Allard (presidente dell’International Association of Volcanology and Chemistry of the Earth’s Interior), del dott. Stefano Branca (direttore Ingv-OE) e del prof. Gianpietro Giusso del Galdo (direttore del Dipartimento di Scienze biologiche geologiche e ambientali dell’ateneo catanese).
«È un riconoscimento alla nostra scuola di vulcanologia che vede impegnati sul campo, in un lavoro sinergico, i ricercatori dell’Ingv e dell’Università – ha aggiunto -. Catania nel campo della ricerca presenta una potenzialità enorme grazie alla forte sinergia tra ateneo e i diversi enti come Ingv, Laboratori nazionali del Sud, l’Istituto nazionale di Astrofisica e l’Infn. Una sinergia che ha permesso di ottenere risultati importanti e consentire alla città di Catania di imporsi come una enorme “città della scienza”. Tutto questo grazie anche all’Etna, Patrimonio Unesco, da decenni il vulcano più studiato e monitorato al mondo. È considerato un laboratorio naturale, probabilmente il più grande e più importante al mondo, per vulcanologi, geofisici e altre discipline delle scienze della terra».
Ben 16 le sessioni orali e poster presentati alla conferenza a copertura di molteplici tematiche scientifiche di ambito vulcanologico che hanno favorito un approccio alla discussione altamente multidisciplinare, includendo anche aspetti relativi alla comunicazione e divulgazione della cultura vulcanologica nel nostro Paese, con grande attenzione verso il management dei rischi derivanti da attività vulcanica nelle aree attive italiane.
Il programma ha previsto anche una plenary lecture del prof Roberto Sulpizio dell’Università di Bari dal titolo “One year of volcanic eruptions: what we learnt and what we still miss” sui recenti risvegli di alcuni vulcani su scala globale che hanno talvolta impattato in maniera prorompente sulla società.
Sono stati ricordati, inoltre, i docenti Giovanni Occhipinti e Letterio Villari, due brillanti scienziati recentemente scomparsi che hanno contribuito con le loro ricerche a far avanzare vari settori inerenti alla Vulcanologia.
Nell’ambito dell’assemblea dei soci dell’Associazione Italiana di Vulcanologia sono state anche conferite due medaglie alla carriera per il 2022: la Medaglia Mercalli al prof. Mauro Rosi (già ordinario di Vulcanologia all’Università di Pisa) per aver apportato con continuità, nel corso della sua carriera, un contributo di elevato valore scientifico in campo vulcanologico; la Medaglia Rittmann al dott. Danilo Di Genova (Cnr-Igag), giovane studioso che ha contribuito in maniera originale e innovativa all’avanzamento delle conoscenze vulcanologiche.
La conferenza ha chiuso i battenti domenica 2 ottobre con un’escursione post-conferenza nell’area sommitale dell’Etna che ha visto il dott. Stefano Branca e il prof. Marco Viccaro guidare i vulcanologi nel corso delle attività sul terreno.