Progetto Eu Horizon BIOTRACES: un team Unict per la biodiversità
Battesimo ufficiale per il progetto EU Horizon – BioTraces – A Biodiversity and Transformative Change for Plural and Nature-Positive Societies, che mette al centro delle sue attività di ricerca e azione la Valle del Simeto, con l’obiettivo di sviluppare conoscenze, strumenti e approcci innovativi che permettano cambiamenti e trasformazioni necessari per una società positiva verso la natura, in settori ad alto impatto, tra cui agricoltura e alimentazione, silvicoltura, acqua e urbanizzazione. In altre parole, contribuire – attraverso l’attività dei ricercatori ma anche della società civile – a realizzare politiche pubbliche più inclusive, efficaci e giuste, nonché a strategie locali e aziendali orientate alla biodiversità, in linea con il Green Deal europeo e gli SDGs delle Nazioni Unite.
Uno dei nove casi di studio individuati dal progetto, che è guidato a livello europeo dalla prof.ssa Rosalie van Dam dell’Università di Wageningen e, a livello catanese, supportato da un team di ricerca dell’Università di Catania, coordinato dalla prof.ssa Mara Benadusi, del dipartimento di Scienze politiche e sociali, e comprende tra gli altri Davide Luca Arcidiacono, Christian Mulder, Maria Olivella Rizza, Luca Ruggero e Antonio Vesco, è proprio l’area del Simeto, ubicata ai piedi dell’Etna, tra le province di Catania ed Enna.
In questo territorio è infatti presente dal 2015 il Presidio Partecipativo del Patto di Fiume Simeto, una rete di decine di associazioni e singoli cittadini che opera per promuovere un grande piano di sviluppo sostenibile e di tutela proattiva della Valle, dei suoi ecosistemi e delle comunità umane che vi risiedono, attraverso il metodo della partecipazione civica. Il Presidio elabora progettualità dal basso e avanza proposte e istanze alle amministrazioni locali, ‘federate’ in un Patto sottoscritto da 10 comuni e dall’ateneo catanese, finalizzato alla salvaguardia dell’ambiente, alla valorizzazione delle peculiarità storiche, culturali, paesaggistiche e sociali della Comunità Simetina, all’implementazione di un piano di Sviluppo sostenibile improntato ai principi dell’Economia circolare, dell’Inclusione e della Solidarietà.
Da diversi anni questa realtà propone e realizza azioni finalizzate alla crescita culturale, sociale, politica ed economica delle comunità presenti nell’area, valorizzando le eredità del passato e stimolando la partecipazione civica dei cittadini, attivando continue sinergie e collaborazioni con gli istituti scolastici della Valle, e collaborando in diverse iniziative sociali e di ricerca dell’Università, ultima delle quali proprio il progetto BioTraces che, grazie al partenariato tra Dsps e Presidio, consentirà di sperimentare gli obiettivi e l’approccio innovativo del progetto in un ambito territoriale specifico e peculiare.
Sabato scorso, 29 aprile, nella sede del Museo della Civiltà Contadina di Paternò, si è tenuto il primo workshop del progetto, dedicato a un lavoro di mappatura condivisa delle risorse acquatiche e sulle biodiversità presenti nell’area, per evidenziarne sfide ed opportunità nell’ambito di specifici tavoli tematici.
Il progetto, finanziato per 4 anni nell’ambito del bando HORIZON-CL6-2022-BIODIV-01, coinvolge altri 10 partner europei, tra università, enti di ricerca e associazioni: Gothenborg University – SE; Centro de Estudos Sociais – PT; Okologiai Kutatokozpont HU; Asociacion BC3 Basque Centre for Climate Change (ES); Mykolo Romerio Universitetas (LT); Universiteit Twente (NL); Universitatea babes Bolyai (RO); European Science Communication Institute (DE); Centro de Estudios Ambientales (ES). L’ambizione è quella di perseguire una vera sostenibilità integrale in cui gli obiettivi ecologici e di promozione degli equilibri naturali e antropici, così come la tutela della biodiversità, siano altresì coerenti e compatibili con obiettivi di riduzione delle diseguaglianze, garantendo la piena realizzazione delle comunità.
Tutte le azioni del progetto prevedono un forte dialogo tra i portatori di interesse sul territorio, valorizzando il capitale di saperi e relazioni che lo caratterizza, anche in termini di partecipazione e civismo, senza soluzioni predeterminate, al contrario sperimentando pratiche e politiche costruite insieme agli attori del territorio, anche coloro che spesso sono marginalizzati sul territorio o non sono riconosciuti nei loro interessi legittimi, e attraverso il confronto tra i partner nei diversi ambiti di studio, seguendo un approccio orientato alla transdisciplinarietà (saperi tecnici, ecologici, antropologici, economici, geografici, sociologici, ecc.).